Viaggio enogastronomico invernale in Italia: le mete migliori regione per regione

di Selene Scinicariello

Ecco qualche consiglio per organizzare un viaggio enogastronomico invernale in Italia.

Dopo i suggerimenti per la Primavera, l’Estate e l’Autunno, anche per quest’ultimo appuntamento ci sono venuti in aiuto amici blogger (e non solo) che hanno deciso di condividere con noi alcuni consigli per scegliere le migliori mete d’Italia da raggiungere in inverno se siete dei veri golosi!

 

1 – Abruzzo: Teramo e le Scrippelle ‘mbusse

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

Farina, uova e acqua sono gli ingredienti di questa sorta di crepes che durante la stagione invernale vengono servite bagnate con un brodo caldo generalmente preparato con carne di manzo.

Le scrippelle ‘mbusse sono tipiche della provincia di Teramo.

Per le vostre vacanze invernali potreste scegliere, allora, il Gran Sasso.

Il massiccio più alto degli Appennini, infatti, è celebre anche per le sue belle piste da sci. Noi vi segnaliamo, ad esempio, gli impianti di Prati di Tivo e Prato Selva.

 

2 – Basilicata: Matera e gli spaghetti con baccalà

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

Se la Città dei Sassi è bella in qualsiasi stagione, è innegabile che sia ancor più affascinante durante l’inverno.

Matera, infatti, ospita uno dei presepi viventi più suggestivi d’Italia: la cornice dei Sassi è decisamente la scenografia migliore che si possa chiedere.

Durante una visita nella città lucana durante l’inverno non può mancare una sosta golosa per assaggiare uno dei piatti che va alla grande anche sulle tavole natalizie della città: gli spaghetti con il baccalà.

Il sugo viene preparato con il baccalà bollito, il pomodoro, le cipolle e il prezzemolo e viene lasciato cuocere per diverse ore.

Si tratta di un piatto semplice, ma davvero gustoso.

 

3 – Calabria: Gerace e la Caddara di Frittole

Meta consigliata da Italianwinediscovery.

 

Gerace è uno dei borghi più belli d’Italia e capire il perché non è affatto difficile.

Immerso nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, in un territorio che sembra sospeso tra l’asprezza della roccia e la prosperità del mare, fare una passeggiata a Gerace è come camminare su un filo teso tra storia e arte.

Il Castello fortificato parla di un passato a presenza normanna, mentre la Basilica di Santa Maria Assunta, il Duomo ed i moltissimi edifici religiosi, alcuni dei quali custodi di tesori artistici in stile bizantino, hanno permesso a Gerace di aggiudicarsi il titolo di città sacra.

Che dire dei palazzi storici di Gerace? Piazza del Tocco, oltre ad essere il luogo ideale di ritrovo, in cui prendere un latte di mandorla o bere un bicchiere di Greco Terre di Gerace, è anche la location in cui apprezzare i palazzi più belli della Città, come Palazzo Calceopulo, Palazzo Migliaccio o Palazzo Macrì.

Un altro modo per rifarsi gli occhi è quello di affacciarsi dal belvedere delle Bombarde, luogo da cui, un tempo, venivano fatti sparare i cannoni: sarà per questo motivo che, da qui, il panorama è una vera “cannonata”!

Gerace è un borgo che, di notte, già durante l’estate, sembra un presepe. Provate ad immaginare come possa lasciare senza fiato quando, nel periodo natalizio, diventa un vero borgo incantato.

Macellare il maiale appena prima, durante e subito dopo le festività natalizie è una tradizione antica in Calabria. Ancora oggi, molte famiglie calabresi hanno il proprio maiale e il momento in cui si decide di macellarlo è una festa che si aggiunge alle feste.

Oltre a ricavare molti prodotti, come bistecche e salumi, ci sono delle preparazioni poco conosciute che si ottengono con procedimenti molto caratteristici e che sono il vero simbolo dell’inverno calabrese. Una di queste è rappresentata dalle Frittole. Si tratta di pezzi di carne di maiale cotti in un pentolone chiamato Caddara, letteralmente foderato e riempito di grasso, oltre che di varie parti poco nobili dell’animale, come le orecchie, la pancia, i gamboni, la lingua ed il muso.
Dopo più di otto ore di cottura nel grasso, oltre alle Frittole, si possono ottenere anche altre tipicità, come i Ciccioli.

Per gustare le Frittole, spesso, bisogna avere la fortuna di essere invitati ad un raduno famigliare ispirato alla tradizione, anche se non mancano, specialmente nell’entroterra, i ristoranti che, nel periodo giusto, vantano le Frittole in menu: a Cardeto, per esempio, la Trattoria Supra e Sutta è il posto giusto dove assaporare il vero gusto della cucina calabrese, anche in inverno. Molto più facile è trovare, nel Reggino, macellerie che preparano le Frittole “take away”, magari col pentolone posto proprio all’esterno del negozio per renderne irresistibile il richiamo.

Per scegliere il giusto abbinamento con le Frittole, bisogna tornare a Gerace, presso la Tenuta del Barone Macrì, dove viene prodotto un Metodo Classico da uve Nerello Mascalese: stupiti di sentir parlare di un bianco da accostare alla carne? Non appena sentirete il potere “pulente” della bollicina sul grasso della Frittola in bocca, insieme alla persistenza di un vino degno del Nerello Mascalese, in grado di sostenere la complessità del Maiale, questo abbinamento vi sembrerà il più naturale possibile.

 

4 – Campania: Benevento e il Torrone

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

Una gita da organizzare in Campania durante il periodo invernale è quella a Benevento, città spesso sottovalutata rispetto alle altre della regione.

Benevento si può visitare anche in una giornata e tra le cose da vedere assolutamente vi segnaliamo il Duomo, l’Arco di Traiano, il Castello e il Teatro Romano.

Se raggiungerete la città sotto le feste di Natale non dimenticatevi di acquistare un celebre Torrone di Benevento da condividere con parenti e amici durante i cenoni delle festività.

 

5 – Emilia Romagna: Parma e gli anolini

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

Cosa mangiare a Parma e dintorni: Anolini in brodo..

Anolini in brodo.

 

Cosa c’è di meglio di un brodo caldo durante le fredde serate invernali? Noi vi consigliamo di assaggiarne un piatto a Parma con i tradizionali anolini, una pasta ripiena di stracotto di carne.

L’occasione potrebbe essere un tour enogastronomico del parmense per scoprirne prodotti e delizie oppure una gita alla scoperta della città e dei suoi dintorni, magari per visitare i luoghi dove nacque e abitò Giuseppe Verdi.

 

6 – Friuli-Venezia Giulia: la Carnia e i Cjarsons

Mete consigliata da Capturing The World.

 

Scorcio della Carnia © Capturing The World.

Scorcio della Carnia © Capturing The World.

 

I Cjarsons sono un piatto tipico della Carnia, zona del Friuli Venezia Giulia situata a nord ovest di Udine. La Carnia è una regione prevalentemente montuosa ed è qui che si trova il piatto tipico Friulano di oggi.

I Cjarsons possono essere un primo piatto ma anche un sostituto del dolce: assomigliano molto a dei ravioli o a degli agnolotti ma il ripieno al loro interno può variare a seconda del momento in cui vengono serviti a tavola.

Al loro interno ci si può trovare ricotta con erbette, ma anche carne, patate, oppure ancora marmellata, uvetta, pinoli e cannella.

In genere poi vengono ricoperti da burro fuso e ricotta affumicata. In certe zone si usa anche l’Ont, un burro fuso portato ad ebollizione.

Caratteristica dei Cjarsons è quella di variare da paese a paese all’interno della Carnia ma anche da valle a valle. Inoltre non vi verrà detto cosa c’è dentro: in qualsiasi casa ma anche in qualsiasi osteria o ristorante che prepara questo piatto tipico tradizionale, ogni cuoco custodisce gelosamente il suo segreto. Starà a voi quindi capire cosa ci sia dentro, assaporando con calma il ripieno. Questo per evitare ai vicini di riprodurre la ricetta e spacciarla per propria. Si dice che ce ne siano almeno 30 tipi diversi.

Infine, ai primi di Giugno la Pro Loco di Suttrio propone una festa interamente dedicata ai Cjarsons, dove si mangiano tutte le varianti provenienti dalle valli e dai paesi della Carnia.

 

7 – Lazio: Roma e i suoi primi piatti

Meta consigliata da Mondovagando.

 

Pasta Cacio e pepe © Mondovagando.

Pasta Cacio e pepe © Mondovagando.

 

Roma non ha bisogno di presentazioni. La capitale d’Italia è forse una delle città al mondo più ricche di storia e passeggiare tra le sue vie è una immersioni tra i fasti dell’Impero Romano nell’opulenza dell’arte barocca e del Rinascimento italiano fino alla particolarità dell’arte moderna e contemporanea. A Roma ce ne è per tutti i gusti. E questo vale quanto in arte e architettura quanto a tavola. La cucina tradizionale romana è una cucina dai sapori forti, ottima in tutte le stagioni ma perfetta in inverno, quando il freddo porta il nostro appetito verso piatti calorici e molto gustosi, ricchi di spezie, peperoncino e formaggio.

In tutte le trattorie tipiche di Roma troverete i primi piatti della tradizione. Io vi cito i 5 più famosi e calorici, ideali per una cena invernale da consumare dopo aver percorso in lungo ed in largo la città eterna.

Inizio dal piatto più famoso e dibattuto, la Carbonara, solo quatto ingredienti per uno dei primi piatti più buoni della cucina laziale ed italiana: uova, guanciale, pecorino e pepe nero. Buonissima e cremosissima, rigorosamente senza panna, un uovo a testa più uno per la padella, così si dice!

Proseguo con il mio piatto preferito, la Cacio e Pepe: può solo il pecorino, mantecato con acqua di cottura e pepe nero, creare un piatto perfetto come questo? Io adoro prepararla con gli spaghetti quadrati o i tonnarelli ma è ottima anche con pasta corta come i rigatoni. Riprodurla a casa è impossibile: provare per credere.

A seguire la Amatriciana, pomodoro, pepe nero, guanciale e pecorino. Anche in questo caso parliamo di un piatto tanto semplice quanto gustoso.

E concludo con la Gricia, forse il piatto meno noto ma quello da cui leggenda narra siano partiti tutti gli altri: guanciale, pepe nero e pecorino. In pratica una Amatriciana senza pomodoro (che prima della scoperta dell’America neanche si sapeva cosa fosse!) o una Carbonara senza uova. Da provare.

 

8 – Liguria: Genova e il Pandolce

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

pandolce genovese. Christine Zenino from Chicago, US, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons

Pandolce genovese.
pandolce genovese. Christine Zenino from Chicago, US, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

 

Genova in inverno è una destinazione perfetta per trascorrere un weekend.

Dall’Acquario ai Musei di Strada Nuova passando per i Mercatini di Natale sparsi in giro per la città, troverete sicuramente tantissime cose da fare.

Se poi siete dei veri golosi come noi, allora lasciatevi guidare lungo un tour enogastronomico del capoluogo ligure e, visto il periodo, non perdete l’occasione di assaggiare il Pandolce.

Questo dolce tipico del Natale esiste addirittura in due varianti: una alta e una bassa.

Storicamente sembra che sia quella alta la più antica, ma sono entrambe molto buone.

 

9  – Lombardia: i Navigli di Milano e il risotto giallo

Meta consigliata da I viaggi dell’Anto.

 

Navigli di Milano, una delle migliori mete per un viaggio enogastronomico invernale in italia © I viaggi dell'Anto.

Navigli di Milano © I viaggi dell’Anto.

 

Quando ero piccola, d’inverno a Milano c’era la “scighera”, quella nebbia pesante e fitta che avvolgeva la città e la rendeva misteriosa e affascinante.

Adesso anche la nebbia va scomparendo insieme alle case di ringhiera e alle grandi fabbriche. La città si slancia verso l’alto con grattacieli sempre più arditi.

E’ la capacità di Milano di trasformarsi restando sempre se stessa.

In un giorno d’inverno, assaporate l’atmosfera un po’ retrò della Vecchia Milano e fate una passeggiata lungo i navigli. Oltrepassate i locali della movida e lasciatevi incantare dai vecchi cortili, scoprirete che esiste ancora un vecchio lavatoio col portico di legno e qualche pittore che parla in dialetto.

Poi ritornate verso la Darsena, recentemente riqualificata e restituita ai milanesi e vi renderete conto di quanto Milano riesce ad essere al passo coi tempi.

Il mercato coperto ricorda quelli del Nord Europa tra bancarelle di frutta esotica e cibi etnici. Lungo le banchine si passeggia, si corre, si fanno pic-nic e si prendono aperitivi.

Oltre i vecchi binari della Stazione di Porta Genova si apre un quartiere dove le vecchie fabbriche sono diventate sede di musei, show room e locali alla moda.

La nebbia, se c’era, si sarà dissolta ma il freddo resta pungente: è il momento di regalarsi una pausa gustando il piatto milanese per eccellenza. Il risotto giallo!

Si narra che un pittore abbia erroneamente fatto cadere nella minestra un po’ di zafferano, usato all’epoca solo come colorante, creando un mito senza saperlo. Il riso deve essere tostato con cura, si sfuma con vino bianco e si aggiunge il brodo di carne. Il segreto poi è la mantecatura che deve esser “all’onda”: un rapido movimento di polso per muoverlo nella pentola e renderlo morbido e cremoso. Il colore è quello dell’oro e il sapore sublime!

 

10 – Marche: Macerata e i Vincisgrassi

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

Calorici e abbondanti: i vincisgrassi sono uno dei piatti simbolo della regione.

Non è una lasagna (anche se potrebbe sembrare) e c’è chi si potrebbe offendere a sentirli chiamare così.

Gli ingredienti principali sono gli strati di sfoglie di pasta all’uovo e un ragù grossolano di carne mista arricchito di frattaglie.

L’altezza della composizione è inverosimile e ogni boccone una vera goduria.

Assaggiateli nella loro patria, la città di Macerata, durante una visita nel bel centro storico.

Durante il vostro tour non dimenticatevi di visitare lo Sferisterio, un’arena originariamente destinata al gioco della palla con bracciale e oggi riadattato per ospitare spettacoli e opere liriche, il Duomo, il Teatro Lauro Rossi e il Museo di Palazzo Buonaccorsi.

 

11 – Molise: Agnone e la Zuppa alla Santé

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

La Zuppa alla Santé è  un piatto povero, ma gustoso a base di di brodo, pane raffermo, polpettine di carne e formaggio filante.

Si tratta di un piatto antico che la tradizione vede nascere ad Agnone nel Trecento come omaggio alla regina Giovanna II di Napoli.

Prendetevi, allora, una giornata per una passeggiata in questo piccolo, ma caratteristico borgo della provincia di Isernia: siamo sicuri che vi piacerà e che la sosta golosa vi darà soddisfazione.

Non dimenticatevi di visitare l’interessante Museo delle Campane.

 

12 – Piemonte: il Biellese e la Polenta Concia

Meta consigliata da Itinerari Low Cost.

 

Polenta concia di Biella © Itinerari Low Cost.

Polenta concia di Biella © Itinerari Low Cost.

 

Visitare il Biellese, in Alto Piemonte, è sempre una buona idea, indipendentemente dalla stagione. In inverno, però, le Alpi Biellesi hanno un fascino tutto particolare, soprattutto per chi ama la montagna e i sapori di una volta. Tipica di queste zone è la polenta concia ( o pulenta cunscia in dialetto biellese): un piatto tradizionale semplice, ma molto saporito, che necessita per forza di alcuni prodotti tipici di queste zone per essere preparato al meglio.

Si tratta di una polenta molto morbida a cui vengono amalgamati, quasi a fine cottura, formaggi grassi di malga come la Toma di Oropa e il Maccagno. Il risultato è un composto cremoso e vellutato che si consuma col cucchiaio. A parte si rosola il burro che, a seconda dei gusti, può essere insaporito con salvia o pepe. La polenta concia viene servita in piatti ben caldi e sopra le viene versato il burro fuso. Certo, un piatto calorico, ma adatto alla stagione e alle temperature delle montagne biellesi.

Dove si può gustare la polenta concia? La polenta concia è originaria della Valle di Oropa. Molti biellesi, infatti, abbinano la visita del celebre Santuario di Oropa alla degustazione della polenta concia in uno dei numerosi ristoranti che si trovano in prossimità del luogo di culto. Comunque, sono moltissimi i ristoranti tipici disseminati in tutta la provincia di Biella dove si può consumare questo piatto a dir poco favoloso e tante sono le sagre dedicate alla polenta concia.

E, dopo averla provata, come fare a smaltire le calorie? Potreste percorrere uno dei numerosi sentieri che attraversano l’Oasi Zegna, una riserva naturale vasta circa cento chilometri quadrati, oppure fare una bella passeggiata all’interno del Parco Burcina a Pollone. E perché non cogliere l’occasione per visitare il borgo misterioso di Rosazza, in Valle Cervo, o il celebre Ricetto di Candelo, uno dei borghi più belli d’Italia? A voi la scelta!

 

13 – Puglia: il Gargano e la Paposcia

Meta consigliata da Liberamente Traveller.

 

Paposcia del Gargano © Liberamente Traveller.

Paposcia del Gargano © Liberamente Traveller.

 

Se, come milioni di italiani, avete già trascorso in passato una vacanza estiva sul Gargano, magari a Vieste o a Peschici, il termine “paposcia” non vi risulterà affatto oscuro.

O meglio, forse ne saprete descrivere il gusto così saporito e succulento, ma dubito che sappiate indicare l’origine del nome di questo Presidio Slow Food.

Pensate che la diffusione di questo panfocaccia sul territorio garganico si attesta già nel XVI secolo e che il suo nome deriva molto semplicemente dalla sua forma schiacciata e allungata.

Ricordando le fattezze di una ciabatta o una pantofola, nel dialetto locale è stata battezzata come “paposcia”.

Il luogo d’origine di questo streed food viene solitamente individuato in uno dei borghi italiani più belli, Vico del Gargano.

Tuttavia, per omaggiare l’inserimento avvenuto solo pochi mesi fa di un secondo borgo garganico nella lista dei borghi più belli d’Italia, ho deciso di delineare un itinerario invernale che prima di arrivare a Vico, tocca il centro abitato più alto del Gargano.

Vi propongo di cominciare la giornata a Monte S. Angelo: prima una visita alla Basilica di S. Michele e alla grotta sotterranea, luogo che secondo la tradizione venne consacrato dall’Arcangelo Michele, e poi una passeggiata tra le vie dei rioni Carmine e Junno con le loro casette a schiera ad un piano rigorosamente dipinte di bianco.

Da qui, attraversando le fronde innevate della Foresta Umbra dove vi consiglio di fermarvi per una sosta e qualche scatto fotografico, in circa un’oretta arriverete a Vico.

Qui sarà finalmente arrivato il momento di assaggiare la paposcia!

Pensate che in origine questa focaccia serviva a verificare se la cottura del pane stava procedendo bene. Altro non era che la parte di impasto che rimaneva attaccata alla madia. Veniva raccolta, allungata fino a 20-30 cm e cotta nel forno per pochi minuti: la tenuta della paposcia alla cottura indicava la buona riuscita del pane.

Inizialmente condita solo con olio extra vergine d’oliva locale, oggi la paposcia accontenta davvero le richieste di tutti i golosi: formaggio, rucola, prosciutto crudo sono solo alcune delle farciture più gettonate. La sua particolarità è la croccantezza esterna, data dalla cottura con forno a legna a fiamma viva per circa 4 minuti.

Il miglior modo per gustarla durante le fredde notti invernali, magari guardando una bella serie tv sul divano, è condividerla.

Ma non vi fate distrarre troppo dai vostri ospiti, sono sicura che andrà a ruba in pochissimi minuti.

 

14 – Sardegna: la Gallura e la suppa cuata

Meta consigliata da noi di Viaggi che mangi.

 

sugo e zuppa gallurese (in secondo piano)

Sugo di funghi e zuppa gallurese (in secondo piano).

 

Tra i piatti tipici galluresi, la suppa cuata (o zuppa gallurese) è sicuramente uno dei più adatti al periodo invernale.

Pane raffermo, formaggio (generalmente pecorino) e brodo di carne (manzo o pecora) sono gli ingredienti principali di una ricetta della tradizione che saprà accompagnarvi alla scoperta dell’entroterra di questa regione.

Se pensavate, infatti, che la Sardegna fosse solo mare e belle spiagge, vi sbagliavate di grosso: vi basterà una passeggiata tra i centri di Tempio Pausania, Calangianus, Luras e Aggius per rendervene conto.

 

15 – Sicilia: l’Etna e la minestra di ceci e finocchietto

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Anche la Sicilia, come la Sardegna, è una bellissima destinazione da vivere anche durante l’inverno e non solo in estate.

Sapevate, ad esempio, che è possibile sciare sull’Etna?

Dopo l’emozione di una discesa sulla neve lungo le pendici di un vulcano, correte a riscaldarvi con una bella minestra di ceci e finocchietto in un buon ristorante in centro nella bella Catania.

 

16 – Toscana: Firenze e le minestre della tradizione

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ribollita, copertina del post sui piatti tipici toscani invernali

Ribollita.

 

Scegliere di visitare Firenze in inverno è un’ottima idea per godersi la città in pace e lontano dalla confusione che generalmente caratterizza la città durante l’alta stagione.

Potrete visitare i Musei degli Uffizi o salire sulla Cupola del Brunelleschi senza fare code interminabili e potrete approfittare di tariffe migliori per dormire negli hotel del centro.

Inoltre questa sarà l’occasione perfetta per assaggiare alcuni dei migliori piatti toscani invernali: se siete amanti delle zuppe ordinate la ribollita, la panata oppure la carabaccia.

 

17 – Trentino-Alto Adige: Bolzano e la cucina altoatesina

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Che abbiate intenzione di visitare Bolzano in un giorno o di trascorrere in zona più tempo, sicuramente l’inverno è il periodo migliore per lasciarsi ingolosire dalla cucina tradizionale.

Dai canederli agli spatzle, dallo stinco al gulasch, dallo strudel agli strauben, chi più ne ha, più ne metta: dimenticatevi la dieta e godetevi la bontà ipercalorica di queste squisitezze.

Se vi piacciono i Mercatini di Natale, ricordatevi che Bolzano è la destinazione perfetta per un fuga durante il periodo che precede le festività.

 

18 – Umbria: la Valle dell’Alto Tevere e l’Imbrecciata

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Citerna, Montone, Pietralunga, Monte Santa Maria Tiberina, Umbertide, San Giustino, Lisciano Niccone e Città di Castello sono alcune delle tappe che non dovreste perdere durante un tour della Valle dell’Alto Tevere.

Questa zona, forse ancora poco frequentata dal turismo di massa, è ricca di bellezze e particolarità: dall’artigianato locale alla cucina tradizionale, ogni sosta si trasformerà in una scoperta.

In una fredda giornata invernale, seduti in una trattoria, ordinate l’Imbrecciata, una zuppa di legumi e cereali che, nonostante le umili origini, è ricca dei sapori genuini di questa regione.

 

19 – Valle d’Aosta: Aosta e la fonduta

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Anche se non siete appassionati di sci, la Valle d’Aosta è una regione perfetta per un viaggio invernale.

Prendete come base il capoluogo Aosta e da lì spostatevi tra castelli e terme. Alternate visite e relax per trascorrere qualche giorno senza pensieri e in tranquillità.

La sera, poi, riscaldatevi con il più celebre tra i piatti della zona: la fonduta valdostana.

Fontina, uova, latte e burro sono gli ingredienti. I dadini di pane sono l’accompagnamento più classico.

Vi leccherete i baffi!

 

20 – Veneto: Padova e la carne di cavallo

Meta consigliata da Ysla.Desierta.

 

Risotto con sfilacci di cavallo © Ysla.Desierta.

Risotto con sfilacci di cavallo © Ysla.Desierta.

 

Che ne dite di una fuga invernale a Padova? Vi suggerisco una passeggiata all’insegna dell’arte del Trecento!

Sapevate che nel 2021 ben otto siti affrescati hanno catapultato Padova nella lista del Patrimonio Unesco? Seguitemi per scoprire dove si trovano. Come! Non amate l’arte? Tranquilli, vi indicherò un’attraente alternativa nei pressi!

A 10 minuti dalla stazione, la Cappella degli Scrovegni ostenta l’indiscusso capolavoro di Giotto, che ha influenzato tutta la pittura successiva. Di fianco, la Chiesa degli Eremitani custodisce due Cappelle (Maggiore e Cortellieri) con pregiati affreschi di Guariento e Giusto de’ Menabuoi.

In alternativa, potete visitare una straordinaria collezione storica di monete, nel dirimpettaio museo di Palazzo Zuckermann.

Procediamo per altri 9 minuti verso il centro pedonale: ecco l’imponente Palazzo della Ragione.

Al piano superiore il Salone, una superficie di 2000 m² già sede del tribunale medievale, vi sorprenderà. I suoi 333 riquadri affrescati sono un compendio di astronomia e astrologia.

A quattro minuti si trovano il Battistero (un tripudio di colore e di santi di Giusto de’ Menabuoi) e la Reggia Carrarese, o quel che resta dell’antica dimora dei Signori padovani, con affreschi del Guariento (la prenotazione è obbligatoria).

Nel Palazzo della Ragione, il Sotto – Salone, mercato storico, offre di tutto, anche la carne di cavallo, che vi propongo di assaggiare in questo giro patavino.

Il taglio d’eccellenza è la straeca, sottile bistecca di diaframma, priva di grassi, morbida e dolciastra. La trovate nelle migliori trattorie. Oppure portatevi a casa gli sfilacci di cavallo e abbinateli, a fine cottura, ad un buon risotto di zucca.

A solo un chilometro dal Palazzo della Ragione potrete trovare da un lato la Basilica del Santo e l’Oratorio di San Giorgio e dall’altro l’Oratorio di San Michele.

Un’alternativa in zona, anch’essa targata Patrimonio Unesco (dal lontano 1997), è  l’Orto Botanico, il più antico del mondo.

 

A questo punto non vi resta che scegliere la prossima meta e… partire!

Vi consigliamo di leggere anche Dove andare in vacanza in inverno per scoprire altre ottime destinazioni per un viaggio in questa stagione dell’anno!

 

 

Molte delle blogger che hanno partecipato a questo articolo fanno parte delle Travel Blogger Italiane, community che ringraziamo moltissimo per il continuo supporto e per la capacità di favorire opportunità di networking!

4 commenti

Libera 29 Novembre 2021 - 22:04

È stato davvero bello partecipare a questo nuovo post di gruppo culinario e sono contenta di aver fatto conoscere la paposcia, tipica del luogo dove ho trascorso la mia infanzia .

Reply
Selene Scinicariello 30 Novembre 2021 - 9:10

Grazie a te Libera per aver partecipato e per averci parlato di uno dei piatti che abbiamo apprezzato di più durante un viaggio estivo di qualche anno fa proprio sul Gargano!
La paposcia è troppo buona!

Reply
Alessandra 29 Novembre 2021 - 18:21

Sono stata felice di partecipare… E, a questo punto, buon appetito😋😋!!

Reply
Selene Scinicariello 30 Novembre 2021 - 9:10

Grazie mille ancora per aver partecipato Alessandra!

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