Dopo avervi consigliato le mete enogastronomiche del nostro Paese da non perdere a Primavera, abbiamo deciso di domandare ancora una volta ai colleghi blogger quali fossero, secondo loro, i luoghi migliori per un viaggio enogastronomico estivo in Italia. Il risultato è una bellissima cartolina di alcune delle località più suggestive del Paese accompagnata da una rassegna golosissima di piatti da non perdere!
Cosa troverai in questo articolo
1 – Abruzzo: la Costa dei Trabocchi e gli arrosticini
Meta gastronomica consigliata da Mini Me Explorer.

Arrosticini abruzzesi. © Mini Me Explorer.
Estate significa mare ed in Abruzzo non c’è luogo migliore che trascorrere alcuni giorni lungo la Costa dei Trabocchi, che si estende fra i comuni di Ortona e Vasto.
Questo litorale era molto caro a Gabriele d’Annunzio che, scrivendo dei trabocchi nella tragedia Il Trionfo della Morte, li ha paragonati a “ragni colossali” e “macchine che parevano vivere di vita propria”. I trabocchi sono antiche macchine da pesca su palafitta, costruiti in legno e con lunghe antenne protese sul mare, dove venivano fissate delle reti da pesca ed azionate a mano.
Il mio trabocco è quello di Punta Rocciosa a Fossacesia Marina, dove il fondale è leggermente digradante e sabbioso e perfetto per le famiglie.
Il più bello, invece, è quello che si trova nella Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci, un luogo incantevole pieno di calette suggestive, baie e scogliere incontaminate.
I trabocchi sono bellissimi e molti sono stati trasformati in ristoranti lussuosi, dove la cucina è prevalentemente di mare ed innovativa.
La cucina abruzzese, però, è d’origine prettamente contadina e di terra.
L’estate in Abruzzo è periodo di sagre, dove si possono assaggiare tutti i piatti della tradizione. Non esiste però un piatto tipico estivo. C’è la sagra della pizza fritta, quella del carciofo, della cipolla rossa, della polpetta, della marrocca, degli arrosticini.
Conoscete gli arrosticini? Sono quei deliziosi piccoli spiedini dal sapore forte che di sera si trovano dappertutto, nei ristoranti tipici, come street food sul lungomare, ed anche a casa della zia. Gli arrosticini sono fatti di carne di pecora e si cucinano su una apposita canalina che si chiama furnacell – non sulla griglia – dove vengono rigirati in continuazione. Se li mangiate alle sagre mi raccomando: si ordinano tassativamente in multipli di 10!
2 – Basilicata: il Parco della Murgia Materana e la Crapiata
Meta gastronomica consigliata da Non Viaggio Abbastanza.

Murgia Materana. © Non Viaggio Abbastanza.
Matera è senza dubbio uno dei gioielli più preziosi del nostro sud Italia, ma se volete cogliere la sua bellezza da una inedita angolazione vi consigliamo di aggiungere alla visita dei sassi una passeggiata nel Parco della Murgia Materana.
In una bella giornata di sole, indossate scarpe comode ed esplorate questa zona che sorge accanto alla città, vicino al confine con la Puglia. Troverete molte sorprese.
Il Parco della Murgia Materana, patrimonio UNESCO insieme alla Città dei Sassi, rappresenta l’antico rapporto tra uomo e territorio. E’ quasi interamente composto da roccia di tufo, materiale che ha permesso all’uomo di plasmarlo per poterlo rendere ospitale fin dalla preistoria.
Durante la vostra passeggiata incontrerete molte grotte antiche e meravigliose chiese rupestri. Di quest’ultime se ne contano più di 150. La maggior parte sono state realizzate nel periodo medievale ed osservando con attenzione gli interni è possibile ancora oggi scorgere i colorati affreschi sacri che ne ornavano le pareti.
Non lasciatevi fuggire l’opportunità di assaggiare uno dei piatti tipici della zona, la Crapiata.
Questo piatto di origine povera ha una storia molto affascinante. Un tempo ogni estate, precisamente il primo giorno del mese di agosto, i contadini celebravano il raccolto festeggiando ciò che la terra aveva loro donato durante l’anno. E così ogni famiglia portava una parte dei loro legumi e del loro grano, ingredienti che venivano cotti tutti insieme per dar vita ad un piatto che veniva offerto a tutto il vicinato. Questa tradizione rappresenta l’unione e la fratellanza del popolo materano.
Oggi è possibile mangiare la Crapiata in alcuni ristoranti tipici o nelle sagre di paese, accompagnata da una bella fetta di pane casereccio e un buon bicchiere di vino rosso.
3 – Calabria: la costa catanzarese e la Brasilena
Meta gastronomica consigliata da Mondovagando.

Brasilena. © Mondovagando.
La costa catanzarese, in Calabria, è un luogo magico; situata lungo il Mar Ionio offre la possibilità di scegliere tra piccole calette nascoste, raggiungibili soltanto tramite barche o, per i più avventurosi, a nuoto, spiagge ciottolose e di sabbia più fine e scogli da cui tuffarsi.
Il mare è sempre limpido e talmente tanto trasparente da riuscire ad osservare dalla riva le pietre e i piccoli pesci che spesso noterete nuotare tra i vostri piedi.
Il panorama è meraviglioso: pensate a queste lunghe spiagge che precedono acque purissime e subito dietro montagne a picco sul mare, a volte arse dal sole altre volte verdi, rigogliose e piene di alberi. Impossibile non innamorarsi di tutto questo e non lasciarsi ammaliare da baie come quella di Caminia o da spiagge che sembrano infinite come quelle che troverete a Soverato, senza dimenticare il grande scoglio che si trova a pochi metri dalla riva del mare di Pietragrande, simbolo della costa catanzarese. Impossibile non amare il sole che sorge su questo mare ed il crepuscolo che accompagnerà le vostre passeggiate in spiaggia o sul lungomare, pieno di locali di vario tipo, dove poter gustare ad l’aperitivo o un buon gelato.
Sebbene si tratti di una attività in uso in tutta Italia, l’aperitivo estivo a Catanzaro è più di uno spuntino: è un rito, che si ripete quotidianamente sia prima del pranzo che prima di cena, ed è rigorosamente fatto sulla spiaggia o vista mare. Anche quello che si consuma è speciale: Brasilena fredda (una bibita frizzante al caffè prodotta a Catanzaro) accompagnata da stuzzichini autoctoni: bruschette con la ‘nduja (salame splamabile piccante) o con la sardella (piccoli pesciolini messi sotto sale e peperoncino), olive schiacciate, peperoncini ripieni, pomodori secchi, melanzane a filetto. Un modo fresco e rilassante di assaggiare un po’ di Calabria!
4 – Campania: Capri e l’insalata caprese
Meta gastronomica consigliata da Oltre le parole.

Ingredienti per la caprese.
L’insalata caprese è il simbolo dell’estate in Costiera Amalfitana ed è presente sul menù di tutti i ristoranti della zona. Dalle locande e trattorie locali che la propongono in purezza, raggiunge anche i ristoranti più raffinati grazie alle tante rivisitazioni a lei dedicate.
In entrambi i casi gli ingredienti principali restano sempre gli stessi 3: pomodori, mozzarella e basilico.
I primi due ingredienti vanno semplicemente tagliati a fette e poi conditi con basilico e olio. Volendo si può aggiungere anche una spruzzata di origano. Insomma un piatto tanto facile da preparare quanto gustoso, che nasce quasi per gioco per diventare poi famoso non solo in Italia ma anche oltreconfine.
L’insalata caprese, come suggerisce anche il nome, nasce sull’isola di Capri. Dovremmo essere nel secondo dopoguerra, quando un muratore che lavorava sull’isola decise di farcire il panino del pranzo seguendo i colori della bandiera italiana. Ecco dunque la scelta di ingredienti locali e di stagione, freschi e facili da reperire, che comprendessero il verde, il bianco e il rosso.
Come tutte le ricette campane, però, esisterebbe anche una seconda teoria sulla nascita dell’insalata caprese. Secondo alcuni, infatti, ci sarebbero prove certe di una prima apparizione di questo piatto già negli anni ‘20. Pare infatti che in quel periodo, lo chef dell’Hotel Quisisana di Capri cercasse di stupire con una cena futurista il poeta Filippo Tommaso Marinetti. Lo scopo era di sorprendere, con un certo patriottismo, colui che in passato non aveva una buona opinione della pasta intesa come classico italiano. Ecco quindi la scelta di qualcosa di completamente diverso rispetto ai grandi classici di quell’epoca.
Quale delle due sia la versione reale ancora non è dato sapere. Ciò che è chiaro, invece, è che sia sotto forma di pagnotta che di insalata da gustare come antipasto, la caprese è oggi uno dei piatti più consumati e più apprezzati della Costiera Amalfitana!
5 – Emilia Romagna: Comacchio e l’anguilla presidio Slow Food
Meta gastronomica consigliata da Un viaggio in mente.

Comacchio. © Un viaggio in mente.
Comacchio è un piccolo borgo in provincia di Ferrara, qui a due passi dal mare, ma circondato dalla laguna del delta del Po, si trova questo piccolo paese conosciuto soprattutto per i suoi canali. Infatti, fino al 1892 a Comacchio si arrivava solo navigando e ancora oggi, esiste un servizio gratuito per provare a percorrere i canali su una batana, imbarcazione tipica del luogo.
Il simbolo di Comacchio è il Trepponti o ponte Pallotta che anticamente rappresentava la porta di accesso del borgo al mar Adriatico. Le altre attrazioni di Comacchio sono il Ponte degli Sbirri, l’antica pescheria, Palazzo Bellini e alcuni musei. Nel Museo del Delta Antico, si possono scoprire la storia del borgo e dell’antica città di Spina; in più si può ammirare il “Carico della nave romana” rinvenuto durante i lavori di ripristino dei canali nel 1981.
Oltre che per i suoi canali, Comacchio è famosa per l’anguilla a cui è dedicato un museo. Infatti, presso la Manifattura dei Marinati, è possibile scoprire l’antico metodo di lavorazione e preparazione dell’anguilla marinata che ancora oggi viene eseguito all’interno di questo edificio. Nel borgo l’anguilla si prepara in mille modi, ma solo l’anguilla marinata di Comacchio ha ricevuto il presidio slow food.
Per chi non la conosce, l’anguilla è un pesce di mare che risale fino al fiume per deporre le uova e le femmine, più grandi dei maschi vengono chiamate capitoni. Diversamente da altri pesci, l’anguilla ha la forma simile a quella di un serpente ed è caratterizzata da una carne grassa che viene solitamente preparata arrosto per gli esemplari più grandi, in umido, o anche fritta per quelli più piccoli. Se volete provare questo prodotto, potete aspettare ottobre per partecipare alla Sagra dell’Anguilla di Comacchio e assaggiare questa specialità del Delta del Po. Ma a Comacchio l’anguilla si mangia tutto l’anno ed ogni momento è buon per scoprire la “Piccola Venezia Ferrarese”.
6 – Friuli-Venezia Giulia: i Laghi di Zoufplan e lo sclopit
Meta gastronomica consigliata da Bagaglio leggero.

Friuli. © Bagaglio Leggero.
Se non lo conoscete non sapete cosa vi perdete. Lo sclopit è un termine friulano che indica la piccola pianta perenne chiamata Silene vulgaris o Erba di Sileno. Se il termine botanico forse a molti dice poco, il suo caratteristico fiore chiamato “bubbolino” vi farà certamente venire in mente vecchi ricordi d’infanzia. Ecco perché “Sclopit”: un’onomatopea che deriva dal buffo rumore che fa il fiore quando viene schiacciato.
Capitolo botanico terminato, gli sclopit, oltre che buffi, sono buonissimi e il risotto con gli sclopit è una vera e propria tradizione friulana. Essendo una pianta selvatica, i primi si possono raccogliere già in primavera tra i campi o nei prati di pianura, mentre in montagna sbucano verso l’inizio dell’estate. Il momento migliore per raccoglierli infatti è quando non hanno ancora il fiore, perché sono più teneri e delicati.
Un altro buon motivo quindi per salire tra le montagne friulane ad inizio estate e fare una semplice camminata: non solo ammirare il paesaggio, ma anche girovagare alla ricerca degli sclopit. Noi ne abbiamo trovati tantissimi durante la camminata ai Laghi di Zoufplan, nella Carnia centrale.
Certo, non sarà difficile distogliere lo sguardo dal panorama, tanto più che, oltre agli splendidi laghetti glaciali, è possibile raggiungere ben 4 cime con una camminata sempre abbastanza morbida.
Per riconoscere lo sclopit tenete a mente che il gambo è leggermente violaceo, le foglie sono carnose e, se masticate, il sapore ricorda lontanamente lo spinacio. Ne bastano una piccola manciata: 10 o 20 gr sono sufficienti.
Una volta tornati a casa la preparazione è quella di un risotto normale: fate dorare un soffritto di olio e cipolla, aggiungete gli sclopit sminuzzati, il riso e aggiustate con il brodo vegetale fino alla completa cottura del riso. Et voilà… una vera delizia friulana da leccarsi i baffi.
7 – Lazio: Sperlonga e le alici
Meta gastronomica consigliata da 24hours trotter.

Alici Fritte. © 24hours trotter.
L’estate gastronomica laziale passa per il litorale della provincia di Latina. La Riviera di Ulisse, territorio ricco di bellezze naturali e archeologiche, è un paradiso per qualsiasi turista e, naturalmente, per chi ci abita.
Vanta borghi ormai noti a livello internazionale, come Gaeta e Sperlonga, ed è proprio la gastronomia di quest’ultima che merita una particolare attenzione.
Il pesce fresco che arriva da Terracina, Formia e dalle isole pontine è quasi sempre disponibile, ma le vere star della cucina sperlongana sono le alici e le sarde – differenti dalle alici solo per avere la mascella inferiore più accentuata – che abbondano in questo tratto di costa tirrenica. L’estate sperlongana ha il sapore e l’odore delle alici marinate e delle alici fritte. La marinatura si prepara con trito di prezzemolo, aglio, olio e succo di limone, mentre le alici (previa abbattitura) devono essere accuratamente pulite, private della testolina, delicate e sciacquate sotto con acqua tiepida. Una volta cosparse del succo, vanno lasciate riposare per qualche ora e condite con aceto.
Le alici dorate e fritte invece vengono prima pulite e spinate, infarinate, passate nell’uovo e, infine, fritte in padella con olio bollente.
Le ricette che prevedono l’impiego di questo pesce nella Riviera di Ulisse sono davvero moltissime in ogni comune. Molto apprezzate da residenti e turisti sono le zuppe di sarde, e le polpette di alici.
Se desiderate testare in prima persona queste bontà, ecco dove mangiare a Sperlonga!
8 – Liguria: Sestri Levante e la Capponadda
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che mangi.

Baia del Silenzio, Sestri Levante.
Da non confondersi con la Caponata siciliana, la Capponadda è un piatto della tradizione ligure di Levante.
Si tratta di un piatto semplice della tradizione marinara perfetto per l’estate. Gli ingredienti, infatti, sono freschi e saporiti: gallette del marinaio, cipolla, pomodori, acciughe, tonno, olive taggiasche, origano e olio. Il tutto viene mescolato in una gustosa insalata.
La Capponadda è un piatto da spiaggia e da gustare in riva al mare, oppure in un ristorantino tipico, magari tra i caruggi di Sestri Levante, la Città dei due Mari, famosa per la magnifica Baia del Silenzio amata anche da Christian Andersen, scrittore danese autore de La Sirenetta.
9 – Lombardia: la Val di Mello e gli Sciatt
Meta gastronomica consigliata da Il mondo secondo Gipsy.

Sciatt. © Il mondo secondo Gipsy.
La Valtellina si trova in Lombardia, in provincia di Sondrio.
La Valtellina è ricca di montagne maestose che offrono molte escursioni da fare e luoghi culturali di interesse.
Ad esempio, fa parte della Valtellina il comune di Livigno, famoso per essere zona extradoganale e anche il centro abitato più alto d’Italia. Livigno è famosa anche per lo sport, soprattutto gli sport invernali.
Ci sono però altri luoghi stupendi da vedere come ad esempio la Val di Mello. La Val di Mello è una stupenda valle che si sviluppa in piano nel territorio della Val Masino. Per arrivare in Val di Mello da Milano bisogna prendere la Statale 36 dello Spluga. Poi bisogna proseguire verso Morbegno e poi fino ad Ardenno. Da lì si gira a sinistra seguendo le indicazioni per la Val Masino. Si prosegue quindi fino a San Martino, dove finisce la strada.
La Val di Mello si sviluppa in piano lungo il corso del torrente Mello, che ha dato vita ad una valle che ricorda i paesaggi del Nord America. I prati della valle in primavera si riempiono di fiori di campo e il fiume ad un certo punto si trasforma in un lago davvero pittoresco e dalle acque turchesi: il lago Bidet della Contessa. Questo è anche il punto più bello di tutta l’escursione, che nelle giornate di sole assume colori incredibili.
La Valtellina però è un territorio super interessante anche per la sua gastronomia. Qui vengono prodotti vini e formaggi locali davvero di pregio, come il Bitto o il Casera, con cui si fanno i pizzoccheri.
Dovendo però consigliare un piatto poco conosciuto ma davvero squisito allora bisogna palare degli Sciatt. Si tratta di frittelle tonde di farina di grano saraceno ripiene di formaggio Casera. Possono essere considerati uno street food e sono davvero squisiti. Se andate in Valtellina dovete assolutamente provarli!
10 – Marche: Ancona e i moscioli alla marinara
Meta gastronomica consigliata da The Space Passenger.

Moscioli. © The Space Passenger.
Le Marche sono l’unica regione italiana ad essere declinata al plurale e mi piace pensare che sia per le numerose anime che convivono in un fazzoletto di terra relativamente piccolo. È qui, nella terra di Leopardi, che dolci colline accolgono micro-borghi deliziosi, che gli Appennini fanno da separé tra città di grande cultura artistica ed architettonica (come Urbino, Macerata o Ascoli Piceno) e che l’imponente Monte Conero si tuffa nell’Adriatico.
La nostra speciale tappa enogastronomica ci porta proprio sulla costa, dove l’estate sboccia già agli inizi di maggio. Non tratteremo però delle località che rendono famoso questo litorale, tra cui quelle di Numana e Sirolo, ma partiremo dalla città di Ancona per scoprire un angolo di blu inaspettato.
Nascosto da un salto di 300m, ai piedi del Monumento ai Caduti, si articola il Passetto, una lingua di roccia frequentata quasi esclusivamente dagli anconetani. Una volta preso l’ascensore o scesa l’imponente scalinata che porta alla spiaggia, ci si imbatte in un ambiente magico fatto di rocce, scalette che si inabissano nell’acqua profonda ed antiche grotte di pescatori (oltre 500) dalle porte in legno colorato, oggi rivisitate.
Da questo luogo denso di fascino e tradizione alla tavola il passo è breve e si fa via mare con i moscioli alla marinara, tipici della stagione estiva e dell’area compresa tra Ancona e Portonovo. Si tratta di una speciale varietà di cozza selvatica che abita gli scogli sommersi e che viene preparata in modo molto semplice: aglio, prezzemolo, olio, vino bianco e, a volte, una punta di pomodoro sono i pochi ingredienti che però sanno come meglio esaltare il sapore naturalmente gustoso del mosciolo. Un piatto con cui sporcarsi le mani per vivere fino in fondo l’esperienza lungo il litorale marchigiano.
11 – Molise: Termoli e il brodetto di pesce
Meta gastronomica consigliata da Elena Vizzoca.

Brodetto di pesce. © Elena Vizzoca.
Una meta che consiglio di visitare nel periodo estivo è sicuramente Termoli, la seconda città più grande del Molise.
Venendo da nord, la si nota subito per il suo inconfondibile borgo antico che sorge su un promontorio a picco sul Mar Adriatico.
A proteggere la città dei pescatori, un’alta cinta muraria e il Castello Svevo che domina sul Paese Vecchio.
Probabilmente di origini normanne il castello fu ristrutturato da Federico II di Svevia e veniva utilizzato come edificio difensivo per la sua posizione in caso di attacco.
Alla base delle mura di cinta, verso il lungomare nord, il trabucco attrae numerosi turisti. Si tratta di un’antica macchina da pesca di legno, molto simile ad una palafitta e raggiungibile attraverso una passerella. Nella parte più esterna, il trabucco è dotato di lunghe antenne che sorreggono le reti da pesca. Queste vengono, poi, immerse nel mare con l’aiuto di un argano.
Se siete in zona, addentratevi nelle tante stradine del Paese Vecchio (così viene affettuosamente chiamato dai termolesi) e andate alla ricerca della “rejcelle“, il vicolo più stretto d’Italia, che in un punto è largo solo 34 cm.
Un altro luogo caratteristico è la Cattedrale dedicata a Santa Maria della Purificazione che rende il borgo ancora più romantico.
Realizzato in stile gotico-romanico pugliese, il Duomo si affaccia su un’ampia piazza quadrata e al suo interno sono contenute le reliquie di San Basso, il patrono di Termoli.
E dopo un bel giro di perlustrazione nella parte vecchia, perché non fermarsi in uno dei tanti ristoranti della città?
La cucina termolese è molto semplice e genuina e la maggior parte dei piatti sono a base di pesce fresco.
Vengono preparati utilizzando i frutti del suo territorio e sono composti da pochi ingredienti che messi insieme regalano dei sapori unici.
Di piatti tipici ce ne sono tanti ma, insieme a ‘u scescille (piccole polpette di pane, formaggio e uova), la zuppa di pesce o brodetto (‘u vredette) è quello più tipico e richiesto.
Ha origini molto antiche e veniva preparato con la “scaffetta“, il pescato invenduto che rimaneva sul fondo delle imbarcazioni.
La zuppa con il passare del tempo si è sempre più perfezionata ed ad oggi è composta principalmente da cicale, gragnelitte (tracina), gallinella (mazzolina), scorfani, merluzzi e seppioline e altre specie ittiche a seconda dei gusti.
Il tutto viene cotto in un tegame di terracotta in un mix di pomodori maturi, peperoni dolci, prezzemolo, aglio e peperoncino. Pochi semplici prodotti come vuole la tradizione termolese.
E dopo un pranzo gustoso come questo perché non approfittare di un bel pomeriggio di relax in spiaggia? A Termoli si ha solo l’imbarazzo della scelta perché la città è dotata di due lungomare (nord e sud) con tanti lidi attrezzati e anche alcuni punti di libero accesso. Sta solo a voi la scelta.
12 – Piemonte: il Lago di Viverone e il vitel tonné
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che Mangi.

Tramonto sul Lago di Viverone.
C’è un piatto piemontese che amiamo mangiare particolarmente durante l’estate, nonostante sia tipico di tutto l’anno: si tratta del vitel tonné.
Semplice, freddo e gustoso, è perfetto per un pranzo veloce e saporito.
Il vitel tonné è famoso in tutto il Piemonte, ma uno dei posti più buoni dove lo abbiamo mangiato è l’Agriturismo Casale Veneria sul Lago di Viverone. Sono ormai anni che ci torniamo appositamente per gustare gli ottimi piatti di carne a km 0 e il vitel tonné è sempre strepitoso!
Dopo pranzo approfittatene per una passeggiata sul Lungolago o per visitare l’affascinante Castello di Ropollo.
13 – Puglia: dal Gargano al Salento con patate, riso e cozze
Meta gastronomica consigliata da In giro con Angela.

Patate, riso e cozze.
© In giro con Angela.
Se dovessi pensare all’estate in Puglia, tre cose mi verrebbero subito in mente: il nostro mare cristallino, le serate in spiaggia con gli amici che terminano con un croissant alle 2 di notte e la tièdde barese, meglio nota come patate, riso e cozze.
Tièdde sta per tegame in dialetto barese: il nome fa riferimento alla pentola in cui si cuoce questa deliziosa pietanze e che in passato era in terracotta.
Patate, riso e cozze è proprio il tipico piatto di Bari, il più rappresentativo della città, anche se ogni provincia alla sua versione.
In Salento prende il nome di Taieddhra, per esempio. E in ogni provincia Patate, riso e cozze, o riso, patate e cozze, è sinonimo di convivialità e voglia di stare insieme.
Le interminabili giornate pugliesi in spiaggia prevedono che il pranzo sia rigorosamente da fare sotto l’ombrellone e no, noi pugliesi non ci accontentiamo di un panino e qualche crudites, noi pranziamo per davvero.
La tiella barese, fatta con i pochi ingredienti che elencherò più avanti, è perfetta per questo scopo: è buona da mangiare anche fredda e semplice da consumare, anche in spiaggia.
Gli ingredienti, sono: riso, patate e cozze, cipolla, pomodoro, prezzemolo, pecorino romano e olio extravergine di oliva, quest’ultimo altro elemento cardine della cucina pugliese in particolare e di quella mediterranea in generale.
In alcuni casi, qualcuno aggiunge la zucchina, ma questa è un’interpretazione che a molti “puritani” non va giù, creando un vero e proprio dibattito fra zucchina sì o zucchina no.
Io la preferisco senza zucchina, ma non ne faccio una questione di stato, insomma.
Ultima curiosità: sapevate che c’è anche una giornata regionale di patate, riso e cozze? Si celebra ogni anno fra la fine di giugno e l’inizio di luglio e unisce la Puglia dal Gargano al Salento, passando per Bari, dove la tièdde barese è la vera regina.
14 – Sardegna: il Sulcis-Iglesiente e il pani cun tamatiga
Meta gastronomica consigliata da Expressyourtravel.

Pane con i pomodori. © Expressyourtravel.
Siamo nel Sulcis-Iglesiente, terra antica dalla storia millenaria, il mare la divide dall’Africa ma quest’ultima è talmente vicina da vedersi nelle giornate limpide che baciano la Sardegna. Dell’Africa ha anche il clima, con estati roventi che fanno crescere e che rendono di ottima qualità gli ingredienti base del piatto che vogliamo presentarvi: su pani cun tamatiga, tradotto semplicemente come “pane con pomodoro”.
In estate il sole batte forte e le terre di Sardegna, aride quasi per tradizione, danno al pomodoro un sapore intenso e forte. È una ricetta semplice, fatta di pochi ingredienti ma che rappresentano in pieno lo stile Italiano. Si tratta di un impasto di farina di grano lievitato, pomodoro maturo condito con basilico, aglio e olio extravergine di oliva, il tutto unito da mani sapienti e cotto al forno.
Ogni paesino del Sulcis-Iglesiente lo fa a modo suo ma di base è questo, una ricetta povera della tradizione che costa pochissimo ed è eccezionale. Il piatto perfetto per un turista che vuole gustarsi qualche tipicità locale mentre gira alla scoperta del territorio o più semplicemente mentre prende il sole in una delle bellissime spiagge.
Il Sulcis-Iglesiente è una zona ancora poco visitata rispetto al resto della Sardegna ma pian piano si sta facendo conoscere, qui vi aspettano spiagge incantevoli in mezzo alla macchia mediterranea; calette nascoste dalle acque cristalline; paesini ricchi di storia come Sant’Antioco nell’omonima isola o Carloforte nell’isola di San Pietro; la città mineraria di Carbonia fondata da Mussolini, con il suo interessante museo minerario e i numerosi lasciti delle civiltà nuragiche e neolitiche o la medievale Iglesias con il piccolo centro storico pedonale tanto amato dai suoi cittadini e da chi lo scopre. Tutto ciò è solo una minuscola finestra su quello che può offrirvi il meraviglioso angolo di Sardegna chiamato Sulcis-iglesiente.
15 – Sicilia: le Isole Eolie e il cappero
Meta gastronomica consigliata da La Simo in Viaggio.

Isole Eolie. © La Simo in Viaggio.
Le isole Eolie sono 7 isole vulcaniche a nord della Sicilia di una bellezza mozzafiato. Mare limpido, natura mediterranea, paesaggio scenografico e il buon cibo siciliano, cosa chiedere di più? Il mio viaggio alle Eolie è stato scandito da bagni, lunghe passeggiate nella natura mediterranea, tramonti mozzafiato e ottime cene…ma quale è il cibo tipico delle Eolie?
Le Eolie fanno parte della Sicilia, quindi si possono gustare i prodotti tipici della cucina siciliana che tanto amo: arancini, caponata, cannoli, ma c’è una cosa che caratterizza il cibo eoliano e lo rende speciale: il cappero.
Il cappero è originario del Nord Africa e viene coltivato alle Eolie sin dell’antichità.
Vista la lunga tradizione ha influenzato la cucina locale dove è utilizzato per insaporire tante pietanze: dalle semplici insalate ai piatti più elaborati. La cosa bella è che il cappero non è solo buono ma ha anche proprietà antiossidanti e diuretiche. Tantissime le ricette che ho assaggiato durante l’estate alle Eolie insaporite dai capperi: arancini con ripieno di tonno e capperi (una versione che non ho mai trovato altrove), pasta con pesto di capperi, pesce alla griglia con guazzetto ai capperi, tutte ottime specialità che mi piacerebbe tornare a gustare al più presto!
16 – Toscana: Maremma e cacciagione
Meta gastronomica consigliata da Wanderlust in Travel.

Toscana. © Wanderlust in Travel
La Maremma, dopo le grandi bonifiche, si ritrova oggi con un paesaggio caratterizzato da enormi oliveti, campi coltivati, boschi e vigne e una rete di canali che disegna il territorio.
Caratterizzata da bellissimi borghi, tanti circondati da cinte murarie famose, come Grosseto capoluogo maremmano che costudisce l’imponente complesso della Fortezza Medicea.
Sono molti i turisti che scelgono la Toscana come meta estiva, soprattutto in questo periodo di pandemia globale dove le città d’arte son state prese d’assalto.
Perché la Maremma? Perché ha tutto: mare, montagna e anche i borghi medievali più belli al mondo! D’estate vale la pena di fare un bagno alle terme di Saturnia o nei bagni di San Filippo.
E prima di ripartire è d’obbligo visitare Sorano e Pitigliano, quest’ultimo situato su una rupe di tufo, un contrasto di stili, un mix tra Medioevo e Rinascimento, con la fortezza Ursinea, il Duomo settecentesco e i resti dell’antica sinagoga, Patrimonio Unesco.
Gli amanti della buona cucina in vacanza in Maremma non saranno delusi dall’ampia scelta dei piatti tipici, ma soprattutto dai sapori eccezionali che questi regalano.
C’è da dire che tutta la carne preveniente da fauna selvaggia può essere cucinata in qualsiasi modo possibile, però tra questi primeggiano, di certo, i re e le regine della tavola Toscana, ad esempio il cinghiale alla cacciatora o il sugo alla lepre.
Particolarmente nelle Sagre estive, ci sono eventi enogastronomici dove potrete trovare queste prelibatezze della cacciagione. Io vi consiglio la Sagra dei Grilli, che si svolge ogni anno nelle ultime due settimane d’Agosto e offre ai partecipanti ottima cucina e molto divertimento!
17 – Trentino-Alto Adige: Riva del Garda e la carne salada
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che Mangi.

Piazza 3 novembre, Riva del Garda.
Il Lago di Garda è una meta sempre molto amata dai turisti italiani e stranieri (soprattutto tedeschi) in tutte le stagioni, ma specialmente durante l’estate.
Tra tutte le località, vi suggeriamo un salto nella caratteristica Riva del Garda, in provincia di Trento.
Qui, infatti, potrete passeggiare per il bellissimo centro storico, dedicarvi agli sport acquatici (il windsurf è tra i più diffusi), immergervi in piacevoli passeggiate nella natura o andare alla scoperta di borghi e città nei dintorni come Canale di Tenno, Arco e Rovereto.
Una sosta golosa è sempre una buona scelta da queste parti e il piatto che vi consigliamo è la carne salada, un particolare salume della zona che si può gustare leggermente scottato in padella oppure crudo condito con olio e sale. Semplicissimo, ma davvero saporito!
18 – Umbria: Gubbio e la torta al testo
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Crescia di Gubbio.
Conosciuta anche come la Città dei Matti, Gubbio sembra uscita da una cartolina: le case di pietra, gli stretti vicoli di ciottoli e le antiche chiese incantano a ogni angolo.
Tra le stradine del borgo antico ci si perde letteralmente avvolti da tanta bellezza e una salita con la Funivia del Colle Eletto fino alla Basilica di Sant’Ubaldo è un’esperienza da non perdere per ammirare la città dall’alto.
Per una pausa pranzo semplice e golosa il consiglio è quello di fermarsi a mangiare una crescia, conosciuta anche come torta al testo. Si tratta di una sorta di pane non lievitato dalla forma tonda che viene farcito con ogni ben di dio. Da non perdere!
19 – Val d’Aosta: montagna, salumi, formaggi e trota
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che Mangi.

Valle d’Aosta in mountain bike.
La montagna non è una meta solamente invernale: la Valle d’Aosta, ad esempio, in estate è pura meraviglia.
Mete famose per lo sci come La Thuille e Courmayer, in estate si trasformano nei posti giusti dove immergersi nella natura con lunghe passeggiate, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso ci si può dedicare a piacevoli escursioni per ammirare gli stambecchi e i caprioli e a Gressoney gli amanti della bicicletta si possono divertire sui sentieri dedicati alle MTB.
Ma cosa mangiare in Valle d’Aosta durante il periodo estivo? Di certo degli ottimi panini con i salumi e formaggi della zona, ma in alternativa una buona trota è sempre un’ottima idea! Da queste parti una vera e proprio specialità è quella affumicata, ma sono numerose le ricette proposte quotidianamente dai ristoranti.
20 – Veneto: Venezia e le sarde in saor
Meta gastronomica consigliata da I Viaggi di Giugliver.

Sarde in Saor. © I Viaggi di Giugliver.
La festa del Redentore a Venezia ha origini antiche, ma ancora oggi è la ricorrenza più sentita dai veneziani.
Il 4 settembre 1576 il Senato della Serenissima affidò all’architetto Andrea Palladio (1508 -1580) la costruzione di una chiesa da intitolare a Cristo Redentore, con il voto di farvi visita solenne ogni anno in eterno come ringraziamento per la fine della pestilenza.
Il 20 luglio 1577, per festeggiare la fine della peste, il Doge fece costruire per la prima volta un ponte di barche che collega la riva delle Zattere e la Giudecca, proprio di fronte la Chiesa, dando così luogo alla prima processione della festa del Redentore.
Da allora la tradizione continua e ancor oggi viene festeggiata nella terza domenica di luglio, giorno in cui capi religiosi, politici veneziani e turisti da tutto il mondo, possono recarsi alla chiesa votiva.
Il ponte viene aperto al pubblico già dalle 18 del sabato precedente e poi verso le 23.30 va in scena un lungo show pirotecnico, che ogni anno richiama sempre più persone. I più fortunati riescono a raggiungere la laguna in barca, mentre tutti gli altri portano tavoli e sedie per trovare posto lungo le banchine, godersi appieno lo spettacolo e gustarsi una delle specialità tipiche della festa: le sarde in saor.
Si tratta di un semplicissimo piatto di pesce. Le sarde vengono prima fritte in abbondante olio bollente e poi condite con il saor.
Che cos’è? Saor in dialetto veneto significa “sapore”: cipolle stufate passate nell’olio e poi sfumate con l’aceto vengono unite alle sarde due giorni prima di essere servite perché non solo insaporiscono, ma anche conservano il pesce.
In Veneto si può trovare qualche piccola variazione alla ricetta tradizionale: uvetta ammollata e/o pinoli da aggiungere al condimento oppure il vino bianco al posto dell’aceto per addolcirne il sapore.
Le Sarde in Saor sono un piatto da gustare freddo, accompagnato da fettine di polenta bianca.
Allora, quale tra queste destinazioni sceglierete per il vostro prossimo viaggio enogastronomico estivo in Italia?
Leggi anche i consigli sulle mete enogastronomiche autunnali.
Molte blogger che hanno contribuito a questo articolo fanno parte delle Travel Blogger Italiane, community che ringraziamo moltissimo per il continuo supporto e per la capacità di favorire opportunità di networking!
4 commenti
Di non solo avventure vive l’uomo… quanti piatti curiosi della nostra cucina che non conoscevo!
Davvero uno splendido articolo!
Ciao Silvia,
sì, un articolo davvero bellissimo e curioso: un vero e proprio viaggio enogastronomico regione per regione!
L’ho adorato.
Grazie davvero a tutti voi che avete voluto partecipare!
Bellissimo articolo ! mi ha fatto davvero piacere partecipare a questa iniziativa!
Bellissima l’Italia e bellissimi i piatti proposti da tutte.
Brave ragazze!
Grazie a te Babi: è stato davvero bellissimo raccogliere e leggere tutti i contributi.
Questo articolo mi ha fatto venire un’incredibile voglia di partire e… mangiare! Ahahah!