Il nostro Paese è una continua scoperta: ricco di bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche, ha la capacità di stupire e meravigliare in continuazione anche in cucina. Così, da golosi quali siamo, ci siamo domandati quali fossero le migliori mete enogastronomiche in Italia a Primavera e abbiamo chiesto ai nostri amici blogger e instagrammers di raccontare le loro preferite.
Ecco allora che vi proponiamo un vero e proprio viaggio enogastronomico in Italia regione per regione alla scoperta di luoghi e golosità più o meno conosciuti perfetti per una vacanza primaverile!
Cosa troverai in questo articolo
1 – Abruzzo: i Calanchi d’Atri e le Virtù Teramane
Meta gastronomica consigliata da la Viaggiatrice Solitaria.

© La Viaggiatrice Solitaria.
Tra i tanti piatti da mangiare in Abruzzo nel periodo primaverile vi consiglio le Virtù Teramane, chiamate così perché sono il riuso creativo degli avanzi: essendo il cibo contadino abruzzese povero, niente veniva sprecato. Questo fece sì che gli alimenti non consumati durante la stagione invernale venissero utilizzati e mischiati con le verdure che portava l’abbondanza della primavera.
Le Virtù Teramane sono quindi formate da legumi secchi, erbe, pezzi di carne che spesso oggi vengono scartati come le cotenne, zampe e orecchie di maiale.
Tutte insieme formano un minestrone a cui viene aggiunta la pasta: anche lei avanzo degli acquisti della stagione invernale.
Questo piatto così antico ancora oggi è molto utilizzato, soprattutto, come dice il nome stesso, nella provincia teramana.
A proposito di Teramo ne approfitto per parlarvi di una meta molto carina da visitare in primavera: i Calanchi di Atri.
I Calanchi sono il risultato di un’erosione del terreno dovuta alle acque piovane che, scivolando, lo ridisegnano.
Le colline di Atri sono caratterizzate da una composizione di argilla e sabbia tale che, in un contesto morfologico e climatico ideale, hanno permesso agli agenti atmosferici di rimodellare l’area.
Essendo quest’ultima bagnata dal Mare Adriatico, la sedimentazione ha fatto sì che riapparissero antichi fossili marini. Questo ha portato a ritenere la zona dei Calanchi di Atri un’oasi del WWF a tutti gli effetti.
Una volta visitata questa riserva naturale e pacifica (dico così perché ancora poco conosciuta al turismo), potrete spostarvi al vicino borgo di Atri, menzionato da tantissimi nella classifica dei più belli d’Abruzzo.
Qui, oltre a passeggiare tra le sue viuzze ed ammirare il Duomo e il Belvedere, potrete mangiare liquirizia a volontà. L’azienda Menozzi de Rosa produce la lavorazione industriale di questa pianta dal 1806 e si è trasformata in leader del settore.
2 – Basilicata: Matera e la pasta con i peperoni cruschi
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che mangi.
Regione ancora poco battuta dal turismo di massa, la Basilicata è tornata alla ribalta soprattutto dopo che Matera è stata insignita del titolo di Capitale della Cultura 2019.
Proprio questa città vogliamo consigliarvi per un weekend primaverile: i Sassi, infatti, si visitano al meglio quando il sole non è ancora troppo caldo e un po’ di aria si intrufola tra il sali e scendi dei vicoli.
Potrete passeggiare senza una meta e lasciarvi rapire dagli scorci di una città che sa stupire a ogni angolo, visitare le meravigliose chiese rupestri o conoscere la difficile vita di un tempo all’interno di una Casa Grotta.
Qualunque siano le vostre intenzioni, non dimenticatevi di fermarvi per un pranzo a base dei piatti tradizionali lucani. In questa stagione vi suggeriamo una semplice pasta con peperoni cruschi: strascinati, frizzuli o cavatelli vengono conditi solo con peperoni cruschi, mollica e cacioricotta per un primo davvero gustoso.
3 – Calabria: Corigliano Calabro e la Cuddura
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Corigliano Calabro, immersa nel meraviglioso Parco naturale della Sila, si presenta come un incantevole borgo arroccato su una collina con uno dei più celebri centri storici della Calabria.
Uno dei simboli di Corigliano Calabro è rappresentato da uno dei castelli più belli del sud Italia: il Castello Ducale. Fortezza risalente al XI secolo che oggi presenta, al suo interno, anche un bellissimo museo in fase di ristrutturazione.
Molto particolare è anche la splendida Chiesa di Sant’Antonio da Padova, edificata nel XV secolo con una pianta a croce latina.
Altre chiese molto celebri di Corigliano Calabro sono: la Chiesa di San Pietro, risalente all’XI secolo ma ristrutturata completamente nel ‘700, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita nel X secolo e, infine, il Palazzo delle Fiere, situato all’inizio della frazione marinara di Schiavonea.
Questo borgo regala ai suoi turisti, oltre ai suoi paesaggi mozzafiato e alle sue chiese, tutte le carte per immergersi nella sua tipica cucina.
Un vero must fra i suoi piatti è senza dubbio la Cuddura cu l’ova, tipico piatto pasquale.
Questo piatto è composto da ingredienti semplici: farina, zucchero, lievito madre, burro, latte e uova con i quali si prepara una base biscottata che viene arricchita con un numero vario di uova sode (in base al numero di uomini presenti in famiglia). A queste si possono aggiungere degli zuccherini colorati. Inoltre, è possibile aggiungere delle decorazioni tipiche pasquali come, ad esempio, le colombe di zucchero.
Quindi, appena ne avrete occasione, fate un salto a Corigliano Calabro e fateci sapere se la Cuddura cu l’ova ha soddisfatto le vostre aspettative!
4 – Campania: il Sentiero degli Dei e la frittata di maccheroni
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Primavera in Costiera Amalfitana significa temperature miti, cieli limpidi e tanta natura. Ci si lascia le fredde e grigie giornate invernali alle spalle e si è pronti per quella che è da sempre definita la stagione del trekking. Già, perché pur essendo conosciuta come la parte glamour della costa campana, la Costiera Amalfitana è in realtà estremamente ricca di sentieri immersi nella natura.
Come non citare ad esempio il Sentiero degli Dei che dal piccolo comune di Agerola conduce fino a Positano, un sentiero letteralmente sospeso tra cielo e mare da percorrere almeno una volta nella vita. La primavera è sicuramente il periodo migliore per viverlo, gli amanti del trekking lo sanno. Così come conoscono bene alcuni tra i trucchi fondamentali per assaporarlo al meglio: partire presto al mattino, avere gli scarponcini adatti, portare sempre una borraccia con l’acqua e una merenda da gustare lungo il tragitto.
E quale merenda migliore se non la tipica frittata di maccheroni napoletana? Un piatto a base di pasta, uova, formaggio e salame, facilissimo da preparare anche il giorno prima e dunque perfetto per le gite e le scampagnate nella natura. Pochi ingredienti e tanto gusto ma anche tanta energia per riprendere poi il cammino.
La mia ricetta prevede l’utilizzo di due tipi di pasta, gli spaghetti e le penne, da far bollire e da scolare molto al dente. Una volta scolati aggiungete uova sbattute, parmigiano grattugiato, salame e formaggio a piacere. Mescolate in una ciotola e poi friggete il composto in padella in modo da terminare la cottura e sigillare tutti gli ingredienti.
Il risultato sarà una gustosa frittata di pasta da tagliare in porzioni e riporre nello zaino. Ora non resta che fare trekking sul sentiero degli Dei e godervi il pranzo al sacco con vista sulla Costiera Amalfitana!
5 – Emilia – Romagna: Brisighella e i Curzul
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Benvenuti in Romagna, una terra che oltre a essere nota per la proverbiale ospitalità con cui accoglie ogni anno migliaia di turisti che scelgono di trascorrere le loro vacanze sulla riviera adriatica, possiede una tradizione culinaria davvero degna di nota, e che ormai ha oltrepassato i confini regionali ed è finita sulla tavola di tutti gli italiani.
D’altronde, chi di noi non si è mai cimentato nella preparazione delle tagliatelle al ragù oppure nella scelta del ripieno della gustosa piadina, uno degli street – food oggi più in voga, lungo tutto lo stivale?
Ma forse non tutti conoscono i “curzul”, una pasta fresca tipica del ravennate. Io li ho provati per la prima volta nella bella Brisighella, uno dei borghi più suggestivi dell’entroterra romagnolo, e me ne sono letteralmente innamorata.
Il loro nome deriva da una parola dialettale che sta ad indicare i lacci delle scarpe, quelli di cuoio, di cui questa pasta ne ricorda la forma.
Per realizzarli, le “azdore”, ovvero le massaie romagnole, preparano la tipica sfoglia con uova e farina, senza stenderla troppo ma lasciandola spessa quanto basta, per poi tagliarla in stringhe.
Tra le ricette più diffuse c’è sicuramente la variante dei curzul con scalogno e guanciale, mentre io sono rimasta davvero colpita dalla versione con le vongole, senza dubbio più adatta alla stagione primaverile o a quella estiva, che è il periodo ideale per visitare lo splendido borgo di Brisighella, insignito della bandiera arancione dal Touring Club.
Qui di seguito vi lascio gli ingredienti per i curzul:
- 350 gr di farina 00,
- 150 grammi di farina di semola di grano duro,
- 5 uova medie.
Su un tagliere create un impasto con uova e farina e tirate una sfoglia abbastanza spessa (almeno 3 mm). Cospargetelo di farina di semola e fatelo asciugare.
Arrotolate la sfoglia e tagliate con un coltello delle stringhe, larghe quanto lo spessore della sfoglia. Stendete quindi le stringhe sul tagliere facendo attenzione affinché non si attacchino tra loro.
Ora passiamo al condimento. Le vongole vanno accuratamente pulite, per evitare che dei residui di sabbia finiscano nei piatti dei nostri ospiti. Vanno quindi lavate accuratamente sotto l’acqua corrente e poi lasciate in ammollo con abbondante sale grosso per 2-3 ore.
Intanto in una padella riscaldata, versate olio e aggiungete uno spicchio d’aglio. Quindi , dopo aver scolato le vongole, versatele in padella e cuocetele finché non saranno tutte aperte.
Nel frattempo, a parte, fate bollire una pentola con l’acqua per cuocere i curzul. Una volta pronti, uniteli al condimento aggiungendo un po’ di prezzemolo, e servite a tavola.
Dopo aver soddisfatto i piaceri della tavola, non possiamo non regalarci una splendida passeggiata digestiva alla scoperta del bel borgo di Brisighella, custodito da tre colli; il primo, su cui spicca l’imponente Rocca Manfrediana, il secondo con il Santuario del Monticino (location prediletta dalle coppie di giovani sposi ) e il terzo con la Torre dell’Orologio . Da qui, seguite il sentiero fino ai 300 scalini (tutti in discesa) che vi condurranno alla storica Via degli Asini, il cui nome deriva dall’utilizzo di questo antico passaggio coperto, un tempo attraversato dagli asinelli, che trasportavano i loro carichi dalla parte bassa a quella alta del borgo.
E adesso non mi resta che augurarvi una buona passeggiata.
6 – Friuli Venezia Giulia: Sauris e il prosciutto crudo
Meta gastronomica consigliata da Capturing The World.

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C’è un paese tra i monti della Carnia, un paese famoso per una produzione locale di eccellenza. È il paese di Sauris, ed è conosciuto per la produzione del famoso prosciutto crudo.
Il prosciutto crudo di Sauris è uno dei prosciutti forse più buoni che trovate in commercio ed a livello del crudo di Parma e del Crudo di San Daniele.
Io l’ho trovato semplicemente delizioso ed un prosciutto perfetto per preparare i qualsiasi piatto primaverile a base di prosciutto crudo.
Il crudo di Sauris si suddivide tra il vero e proprio crudo, che è quello che trovate più frequentemente in commercio, e il prosciutto riserva, una chicca secondo me: meno grasso e meno unto e più dolce.
Vi consiglio soprattutto di preparavi un bel tagliere di crudo di sauris con qualche sottaceto e mozzarella, accompagnati da uno spritz o una bella birra Zahre, la birra locale prodotta a Sauris. Il mio piatto primaverile è proprio questo.
Il crudo di Sauris l’ho assaggiato qui, con vista sui monti della Carnia: degustatelo al prosciuttificio Wolf, luogo storico che produce prosciutto dal 1862.
Venite anche voi a scoprire questo magnifico borgo, dato che Sauris non è solo cibo: è anche attività sportive, invernali, ma anche passeggiate tra le vie di Sauris di Sopra e Sauris di Sotto.
7 – Lazio: Roma, Sezze, Ladispoli e il Carciofo Romanesco
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Nel Lazio e in particolare a Roma la primavera profuma di….. carciofi. È proprio questa la stagione migliore per gustare il Carciofo Romanesco del Lazio, chiamato anche “cimarolo” o “mammola”, che ha ottenuto l’IGP, l’Indicazione Geografica Protetta e vanta origini antiche, essendo già utilizzato dagli Etruschi. Oggigiorno viene coltivato soprattutto nelle provincia di Viterbo e di Latina e raccolto da febbraio a maggio.
Quest’ortaggio viene degnamente celebrato con due dei più gustosi contorni della tradizione locale, i carciofi alla romana e quelli alla giudia.
Essenziale, per entrambi i piatti, è la scelta della giusta varietà di carciofo: ovviamente deve essere proprio quello romanesco, dalla forma più grande e rotonda e con foglie senza spine.
Nella variante alla romana, gli ortaggi, ripuliti dalle foglie più esterne, dalla parte più dura del gambo e con le punte tagliate in modo da poter essere appoggiati dritti in un tegame, vengono insaporiti con mentuccia, prezzemolo, pangrattato e aglio e cotti lentamente con olio e acqua.
La ricetta dei carciofi alla giudia è molto antica e si pensa abbia fatto la sua comparsa nel ghetto di Roma (di fronte a Trastevere) intorno al XVI secolo. In questa variante, i carciofi, una volta puliti dalle parti più coriacee, vengono invece fritti in una pentola di olio bollente. Ovviamente i ristoranti migliori dove mangiarli sono quelli situati in ghetto, tra i quali spiccano gli storici Giggetto al Portico d’Ottavia e la Taverna del Ghetto.
Per chi al ristorante preferisce le sagre, a Ladispoli e Sezze, due delle località di produzione dei cimaroli, si svolgono ogni anno due eventi che celebrano la bontà di questi ortaggi e vedono la partecipazione di migliaia di visitatori.
8 – Liguria: i Parchi di Nervi a Genova e la focaccia
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che mangi.

I parchi di Nervi.
Genova non è solo l’Acquario e, ormai, chi ci legge da un po’ dovrebbe saperlo!
Il capoluogo ligure è anche tanti parchi immersi nel verde e bellissime passeggiate che diventano luoghi perfetti dove trascorrere una giornata primaverile.
Il nostro consiglio, allora, è proprio quello di dirigervi nel quartiere più a levante della città, Nervi, alla scoperta dei suoi Parchi e dell’affascinante Passeggiata Anita Garibaldi.
Quello che un tempo non era altro che un susseguirsi di giardini privati appartenenti alle lussuose ville fuori Genova, oggi è un enorme parco pubblico al cui interno potrete visitare alcuni bellissimi musei, passeggiare immersi in un roseto e godervi un picnic sul prato. Acquistate, allora, un pezzo di fügassa in uno dei tanti panifici nei dintorni (semplice, ma anche con le cipolle) e godetevi il tepore del sole primaverile.
Dopo pranzo, lasciati i parchi, scendete in passeggiata per ammirare il mare.
9 – Lombardia: itinerario goloso di provincia in provincia
Mete enogastronomiche in Italia a primavera consigliate da Lost in Food.

© Lost In Food.
La Lombardia spesso fatica a scrollarsi di dosso la definizione di essere una regione grigia, con la gente un po’ fredda, sempre di corsa dove si lavora e basta. Eppure anche questa regione conserva numerosi angoli, scorci, paesaggi e uno scenario enogastronomico davvero interessante. Spostandosi di provincia in provincia davvero si scoprono luoghi, ricette della tradizione e sapori autentici oltre ad ottimi vini.
Con uno guardo che va da Milano verso nord, nel raggio di pochi chilometri si incontrano territori che non hanno nemmeno bisogno di un biglietto da visita, come il Lago di Como o la Valtellina, passando per la Brianza.
Milano, la città della moda e della vita frenetica da qualche anno con il suo skyline ha conquistato sempre più l’attenzione di tanti visitatori. Se capitate in città in primavera, la troverete spesso sovrastata da un bel cielo azzurro e limpido. Entrate nel Duomo e poi schiacciate le palle del toro in Galleria Vittorio Emanuele, gesto simbolo di buon auspicio. Rendete, allora, omaggio a Manzoni e alla Scala, percorrete la storia di Leonardo visitando il Museo della Scienza della Tecnica o ammirando una delle sue opere più acclamate, il Cenacolo. Visitate l’interessante Museo del ‘900, l’imponente Castello Sforzesco e l’artistica Brera. E poi spazio alla contemporaneità passeggiando nella zona di Porta Nuova in zona Garibaldi e tuffatevi nei colori della vivace Chinatown dove lasciarsi tentare dallo street food etnico ma di qualità. Prima di spostarvi verso nord assaggiate la famosissima “cotoletta alla milanese” o “l’orecchia di elefante“: non fate l’errore di confonderle come spesso si fa. La cotoletta è di vitello e deve essere servita rigorosamente con l’osso, l’orecchia di elefante è più sottile ed enorme e può essere sia di bovino che di suino. Non potete poi non assaggiare il risotto alla milanese, una delle ricette più rappresentative della cucina lombarde e meneghina. Diverse le varianti come quella alla monzese con luganega oppure con ossobuco.
Invidiato da tutto il mondo, spostatevi poi sul Lago di Como, fate un giro in battello, salite con la funicolare a Brunate godendo della spettacolare vista, fate letteralmente tutto il giro del lago in macchina o meglio ancora in moto, magari in vespa. I paesini da non perdere sulla sponda est sono: la minuscola Torno, Lenno, Bellagio. Qui fermatevi ad assaggiare il piatto tipico del posto a base di pesce di lago e la meascia, il dolce alle mele. Se volete andare sul sicuro andate da Silvio, da generazioni pescatori, che con il suo ristorante vista lago è un must.
Spostatevi quindi sull’altro ramo del lago di Como e fate tappa a Lecco sulle orme dei Promessi Sposi. Se avete tempo salite fino a Varenna, prima di imboccare la strada che porta in montagna. Potete scegliere se dirigervi nella Vicina Valsassina (mi raccomando sulla strada fate tappa alla mitica Alva: il suo menù merenda con vino, polenta o pizzoccheri e salamella costa solo 7 euro) per salire al piano dei Resinelli o delle Betulle oppure fino sul Monte Giumello da cui godere di un’ampia vista sul lago e le montagne circostanti.
Se invece volete allungare allora dirigetevi in Valtellina. Qui il nostro consiglio non può che essere che fare tappa nella stretta Val di Mello il cui paesaggio è davvero mozzafiato!
Mi raccomando però pranzate con pizzoccheri, polenta taragna e bresaola doc preparata direttamente dai produttori locali.
Se invece non volete allontanarvi tanto da Milano, la Brianza è di certo una terra ai più sconosciuta. Ma qui il vostro palato sarà decisamente soddisfatto: assaggiate una buona fetta di torta paesana (la torta povera dei contadini a base di pane latte e cacao), gustatevi la vera luganega (salsiccia) e solo per i più audaci dallo stomaco di ferro, provate la Cassoeula (un piatto a base di verza cotiche di maiale costine e salsiccia). Tra tanto cibo, sappiate che ad Agliate si trova anche uno degli esempi più rappresentativi di Basilica Romanica.
Un suggerimento: non mancate di raggiungere le bellissime colline di Montevecchia per assaggiare i formaggini locali accompagnati da buon vino. Uno su tutti quello della cantina e agriturismo La Costa. Assaggiate il loro Solesta o il San Giobbe o il vino rosè del 18. E perché no, provate anche il nuovissimo gin realizzato con il rosmarino autoctono delle colline. Se volete qui potrete anche dormire risvegliandovi al cantar del gallo!
10 – Marche: il Tempio di Valadier e la crescia sfoglia
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Cosa vedere nelle Marche in primavera quando tutto torna a sbocciare e rifiorire? Se dovessi scegliere solo uno dei tanti luoghi a cui sono legata di questa Regione, certamente opterei per il Tempio del Valadier, perché in un colpo solo mette a disposizione del viaggiatore curioso, più di una meraviglia da scoprire. Ci troviamo in provincia di Ancona, vicino Genga che è una località famosa in tutta Italia per le spettacolari Grotte di Frasassi.
Il tempio del Valadier si trova ben nascosto tra le pareti rocciose della Gola Rossa e di Frassassi e a nemmeno 200 metri di distanza si erge l’Eremo di Santa Maria infra Saxa. Qui il tempo si è fermato e la natura racchiude e protegge due dei luoghi mistici più belli della nostra regione. Ne resto sempre affascinata ogni volta che ci torno.
Il Tempio del Valadier, che si trova a 582 metri sul livello del mare, si raggiunge dopo aver percorso una ripida salita, immersi nel silenzio della natura tra ginestre in fiore e roccia disegnata dai secoli.
Questo tempio incastonato nella cavità della roccia venne eretto per volontà di Papa Leone XII e realizzato dall’architetto romano Giuseppe Valadier. All’interno del tempio, che è molto piccolo e pieno di tante finestre atte a catturare più luce possibile, era custodita la Madonna con bambino di Canova, che oggi è esposta nel Museo di Arte e Storia del Rerritorio di Genga.
Dopo questa bella escursione perché non assaggiare un piatto tipico marchigiano facile e veloce? Se vi piace il salato potete optare per la crescia sfogliata, ripiena di formaggio e salumi del territorio. Fossi in voi la proverei con il ciauscolo, un insaccato di carne di maiale aromatizzato con aglio, vino bianco e pepe che si spalma sul pane fresco appena sfornato o si mette a fette nella crescia! È certamente una delle prelibatezze della nostra zona e il suo gusto è inconfondibile.
11 – Molise: la provincia di Isernia e la Pia Molisana
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che mangi.

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Sì, il Molise esiste davvero e ci sono tantissimi luoghi da esplorare e moltissimi piatti tipici da assaggiare.
Tra le mete enogastronomiche in Italia a Primavera vi suggeriamo la provincia di Isernia. Qui, infatti, dopo una passeggiata in città tra la visita alla Cattedrale, quella alla Chiesa di Santa Chiara e una passeggiata fino alla Fontana delle Monache, non può mancare l’occasione di spingersi nei dintorni per scoprire Frosolone, la città delle falesie, o Carpinone antico borgo medievale.
Tra una sosta e l’altra, nel periodo pasquale non può mancare l’assaggio della Pia Molisana, una zuppa di grano molto compatta tipica di Sant’Agapito dove viene consumata il Sabato Santo.
12 – Piemonte: il Lago Maggiore e il risotto al pesce persico
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© In viaggio con Madi e Ginger.
L’aria frizzante sulla pelle, il profumo della primavera nell’aria, la calma del lago sono alcune delle cose che maggiormente apprezzo nelle domeniche di marzo, quando amo sedermi in qualche ristorantino in riva al Lago Maggiore e godermi la cucina locale.
Il Lago Maggiore è molto vasto e si divide tra le Regioni Lombardia e Piemonte, oltre ad un piccolo tratto che è Svizzero.
Io personalmente amo maggiormente la sponda piemontese, dove è possibile vedere alcuni dei suoi luoghi più suggestivi. A tal proposito avrete sicuramente sentito parlare delle Isole Borromee, tre isole pittoresche situate proprio di fronte a Stresa.
Se l’Isola Bella è famosa per i suoi eleganti e curati giardini, l’Isola Madre è la più grande delle tre oltre che la più elegante, visti i suoi palazzi, all’interno dei quali è possibile scoprire la storia di questa zona. Infine, c’è l’Isola dei Pescatori, conosciuta anche come Isola Superiore, un piccolissimo borgo famoso principalmente per i suoi ristoranti e locali affacciati sul Lago, che regalano un’atmosfera unica dove provare la cucina tipica lacustre. Inoltre il borgo è davvero incantevole con le sue strette vie di ciottolo e per i bellissimi scorci che si aprono sul Lago Maggiore e le altre isole.
Quello che veramente dovete fare sull’Isola dei Pescatori è assaporare la cucina locale a base di pesce (non a caso il suo nome). A proposito delle pietanze da provare, consigliatissimo il risotto al pesce persico, che unisce la bontà del piatto ad un altro prodotto tipico piemontese: il riso. Il gusto è delicato, e la particolarità è che il pesce, l’ingrediente principale, viene solitamente appoggiato sopra al risotto dopo una leggera impanatura. Un piatto delizioso che riesce a conquistare tutti.
Insomma, il Lago Maggiore e la sua pittoresca Isola dei Pescatori rimane un luogo magico dove poter passare una giornata unica e dove scoprire i sapori del Lago Maggiore.
13 – Puglia: il Salento e la Frisa
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La primavera è un periodo perfetto per visitare il Salento: le giornate di allungano, l’aria si riscalda, le città e i piccoli paesi prendono vita. Approfittando magari di una bella giornata di sole, vi consiglio di percorrere il tratto della Costa Adriatica che va da Otranto a Castro. Entrambi i borghi valgono una visita e lungo la strada troverete alcune delle torri costiere del Salento, che regalano una bellissima vista a strapiombo sul mare. Imperdibile, poi, il Faro della Palascia, che rappresenta il punto più ad est d’Italia.
Un piatto tipico che noi salentini amiamo consumare soprattutto durante la bella stagione, è la frisa. Si tratta di un tarallo di pane duro, fatto con farina di grano o di orzo, impastato con acqua, lievito e sale e cotto al forno. Dopo la prima cottura, la frisa viene divisa in due parti e cotta nuovamente, così da raggiungere la consistenza biscottata che la caratterizza. La prima cosa da fare per mangiare la frisa è immergerla nell’acqua, lasciandola a bagno per qualche minuto per ammorbidirla. Dopodiché, la si condisce secondo i propri gusti. La frisa classica è condita solo con pomodorini, olio e sale. Però, possono essere fatte anche delle aggiunte (come mozzarella, tonno, rucola, capperi e olive) per renderla più gustosa.
14 – Sardegna: Cagliari e gli spaghetti ai ricci di mare
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A Cagliari la primavera arriva presto. Già agli inizi di Marzo cominciano a fare capolino le prime giornate miti riscaldate da un bel sole. Un richiamo irresistibile per i cagliaritani che iniziano ad affollare il Poetto, il famoso litorale cittadino che si estende per 8 km fino a Quartu.
I chioschi sulla spiaggia diventano così il luogo preferito, soprattutto nel weekend, per godersi un pranzo con splendida vista sul promontorio della Sella del Diavolo.
È qui che gustarsi un piatto di spaghetti ai ricci di mare accompagnato da un calice freddo di Vermentino di Sardegna diventa un must. Un piatto semplice e leggero dal gusto deciso e dal profumo intenso di mare che non necessita di grandi ingredienti che ne esaltino il sapore. Solo olio, aglio, un trito di prezzemolo per guarnire e naturalmente la polpa del riccio con il suo equilibrio tra dolce e salato.
Con il palato estasiato dal sapore di mare di questo piatto popolarissimo a Cagliari, perdetevi tra le stradine del quartiere Marina che profumano di brezza marina. Tra quelle viuzze è custodita la Chiesa di Sant’Eulalia con la sua area archeologica sotterranea. Andate alla scoperta di Castello con i suoi palazzi signorili, le torri a difesa della città e le mura bianche. Non perdetevi la visita al Museo Archeologico Nazionale per scoprire 7000 anni di storia della Sardegna. Al tramonto salite con l’ascensore panoramico fino al Bastione di Saint Remy per ammirare la città dall’alto al tramonto. Proseguite la passeggiata nel quartiere di Stampace e visitate l’Anfiteatro Romano scavato nella roccia. Vivete Cagliari con lentezza e non dimenticate di alzare lo sguardo al cielo di tanto in tanto per lasciarvi sorprendere dallo spettacolo dei fenicotteri in volo del vicino Parco Naturale Molentargius.
15 – Sicilia: Ramacca, Cerda, le Grotte della Gurfa e il carciofo ripieno “ca muddica”
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Cacocciulu, carcioffulu, caccioffula. Come sempre in Sicilia ci piace abbondare e lo facciamo anche con i tanti modi che abbiamo per definire qualsiasi cosa.
Avete capito di cosa sto parlando oggi? È sua maestà il carciofo che in Sicilia ha una lunga tradizione.
Inizia a far capolino sul finir dell’inverno, in primavera è re e a lungo appare sulle tavole dell’isola. C’è il violetto catanese, quello di Niscemi, del Val di Noto o di Lentini. Sagre e feste ne trovate ovunque ed è una buona occasione per gustarlo in mille pietanze differenti.
Le più famose sono a Ramacca, in provincia di Catania e a Cerda in provincia di Palermo dove, al carciofo, è stato persino dedicato un monumento. Se andate a Cerda, approfittatene per vedere le Grotte della Gurfa ad Alia, poco distante, esempio di architettura rupestre, luogo antico e sorprendente, dai tanti segreti svelati e da svelare.
Ma torniamo al carciofo.
Il carciofo lo cuciniamo alla brace, fritto, al forno. Ci condiamo la pasta e le carni. La mia ricetta preferita? Il carciofo ripieno “ca muddica“ che per me sa di casa e di Sicilia. È una ricetta semplice, con ingredienti poveri dove il protagonista assoluto è l’ortaggio guerriero privato dell’armatura e poco altro. Se ne farcisce il cuore e le foglie più tenere con un impasto di umile mollica, quella di pane raffermo, mista a pecorino o caciocavallo, aglio, olio, sale e pepe. Nella ricetta di casa mia sono previsti anche i capperi, quelli speciali delle Eolie.
Il segreto sta nell’accomodare i carciofi ripieni in tegame, ben stretti e uno accanto all’altro, di modo che stiano su e ben dritti. Dopo di che serve solo tempo e pazienza. I carciofi ripieni di mollica piacciono a tutti, anche ai bambini che ne staccano foglia dopo foglia e ne succhiano la parte più tenera dopo aver ripulito ben bene la mollica condita. Ci avete mai provato?
16 – Toscana: Pienza, la Val d’Orcia, la Maremma e gli Gnudi
Meta gastronomica consigliata da Eli&Fabi On The Road.

© Eli&Fabi On The Road.
Quando si pensa alla Toscana ci vengono in mente le città d’arte, i paesaggi collinari della Val d’Orcia, gli alti cipressi, i vigneti, ma anche il cibo.
I piatti tipici della cucina toscana sono quasi tutti piatti poveri e vegetariani, nati proprio dalla stagionalità dell’orto.
C’è un piatto che più di tutti mi fa pensare alla Toscana primaverile: gli Gnudi.
Un primo piatto realizzato con ingredienti poveri, ma molto saporito, il loro nome deriva dal fatto che pur essendo molto simile a dei ravioli, non vi è una pasta che ricopre il ripieno. Gli Gnudi hanno la forma di palline e sono composti da spinaci, ricotta, pecorino, parmigiano e semolino. Possono essere accompagnati da diversi condimenti, come ad esempio un buon sugo ai funghi, un ragù di carne, ma i più conosciuti, sono quelli al burro, salvia e una bella spolverata di pecorino toscano, magari quello di Pienza.
Non c’è modo migliore che degustare un alimento dove viene prodotto, magari visitando la città del pecorino DOP, Pienza, un bellissimo borgo nel cuore della Val d’Orcia. La particolarità di questo borgo sono le case, tutte con i mattoni a vista, e la famosissima Piazza Pio II, circondata da palazzi in pietra di travertino che la rendono armoniosa. Pienza è anche una città romantica, non perdetevi una passeggiata tra il “vicolo del bacio” e il belvedere sulle colline della Val d’Orcia.
Le zone di origine degli Gnudi sono però il Mugello e la Maremma, in provincia di Grosseto. Se amate la natura e la storia, la Maremma è il luogo perfetto per voi: dalla vetta del Monte Amiata, arrivando alla laguna di Orbetello, fino al Monte Argentario. In questa zona, oltre ad esserci delle bellissime spiagge, ci sono molti siti archeologici, tra cui il sito archeologico della città di cosa, ad Ansedonia, una colonia romana posta su una collina, con resti ben conservati. La Maremma conquisterà i vostri occhi e il vostro palato.
17 – Trentino – Alto Adige: la Val di Non e i tortei de patate
Meta gastronomica consigliata da Mamma, UNESCO a fare un giro.

© Mamma, UNESCO a fare un giro.
Quando la primavera inizia a riscaldare con i suoi raggi di sole le valli del Trentino Alto Adige, la natura si risveglia dopo il lungo letargo invernale e assume il suo aspetto migliore. In questa bellissima regione, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta in quanto a posti da visitare e cibo da degustare: la mia scelta è ricaduta sulla fioritura dei meleti in Val di Non e sul piatto tipico per eccellenza della valle, i tortei de patate.
Verso metà aprile i meleti si riempiono di boccioli di fiori bianchi che fioriscono all’improvviso: il paesaggio si trasforma e il bianco si mescola al verde, sembra di essere all’interno di quadro dipinto da un pittore, si rimane incantati da tanta bellezza! Il mio consiglio è di arrivare fino a Sanzeno e di percorrere il sentiero nella roccia che arriva fino al Santuario di San Romedio. Il sentiero è stato ricavato da un vecchio canale irriguo scavato nella roccia: nella sua parte iniziale ci si ritrova circondati da meleti e percorrendolo tutto regala degli scorci spettacolari sulla valle circostante e sul Santuario di San Romedio. Inoltre, ogni anno viene organizzato un festival dedicato alla fioritura dei meleti, “Aprile dolce fiorire” con tantissime attività ed esperienze pensate per i grandi e per i più piccini.
Se la passeggiata vi ha messo appetito, un bel piatto di tortei de patate vi riconcilierà con il mondo. La ricetta, come molte ricette tradizionali, presenta pochi ingredienti: patate, sale e olio. Le patate indicate sono quelle di pasta bianca (la migliore è la Kennebec): bisogna pelarle, sciacquarle e grattuggiarle con una grattuggia a fori larghi (5 mm) eliminando l’acqua in eccesso. Aggiungere sale e mescolare tutto. Se la consistenza dell’impasto non vi convince, potete aggiungere uno o due cucchiai di farina per addensare. Scaldare l’olio in una padella antiaderente, e usando il cucchiaio come dosatore, friggere il tortel di patate. Buon appetito!
18 – Umbria: Norcia e la ciaramicola
Meta gastronomica consigliata da ysla.desierta.

© ysla.desierta
Norcia è la città natale di san Benedetto, la cui opera ha improntato le origini della nostra civiltà.
La città ha meno di 5000 abitanti e le sue norcinerie profumano di guanciale, prosciutto e tartufo nero. Arrivarci non è una passeggiata ma ne vale la pena.
Nel 2016 la città è rimasta significativamente lacerata da un terremoto e ancora oggi presenta i segni delle ferite.
Dopo aver parcheggiato fuori le mura, la Porta Romana ci da il benvenuto bardata d’impalcature, ma in Corso Sertorio si ha già l’impressione che il resto sia tutto ricostruito, perché negozi variopinti e golose norcinerie ci aspettano a porte spalancate.
Ci sbagliamo: del complesso di san Francesco, ahimé, a parte la facciata sorretta da impalcature, è tutto crollato. Si intravede un bel rosone, poco di più. Negli ultimi anni ospitava l’archivio storico e un auditorium.
Di fianco a San Francesco si cambia musica: Palazzo Seneca ha superato le ultime scosse senza sorprese. Questo elegante edificio è sinonimo di ospitalità dagli inizi del ‘900: un’eccellenza del territorio. Organizza pure eventi musicali, e non solo.
Nella piazza principale, le impalcature reggono la facciata di San Benedetto. Solo nel dicembre 2020 la chiesa è stata completamente svuotata da tutte le macerie, primo passo per la sua ricostruzione. Di fianco, il Palazzo Comunale, con loggiato del XV secolo, ha cambiato volto dopo ogni terremoto. Ora attende una nuova messa in sesto.
Di fronte si trova la Castellina, senza danni evidenti e con l’aspetto di una fortezza: ospita il Museo Diocesano. In questa piazza alcuni locali sono aperti e danno un’aria di speranza alla città. Altri, chiusi dal 2016, hanno riproposto la loro attività nei container fuori le mura, in attesa di una piena rinascita.
Attività da fare nei dintorni non mancano: potete andare a tartufi, con un cavatore e i suoi segugi, perché il fungo sotterraneo va ricercato a fiuto. Oppure fare rafting. O passeggiare lungo le Marcite.
In primavera inizierà la fioritura che si trascina fino a luglio, e ogni anno da spettacolo nella frazione di Castelluccio. Attenzione! Un’ordinanza vieta il parcheggio su diversi chilometri di strada, per permetterne la visibilità. I mille colori di questa fioritura ricordano il dolce tipico della stagione: la ciaramicola. È una focaccia all’alchermes (rossiccia, quindi, all’interno) ricoperta di meringa bianca, tutta punteggiata di confettini colorati. È una rielaborazione della tipica focaccia pasquale.
19 – Valle d’Aosta: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il Castello di Fénis, i formaggi e i salumi
Meta gastronomica consigliata da noi di Viaggi che mangi.
La montagna durante la Primavera si colora di verde, profuma di fiori di campo e fa venir voglia di lunghe passeggiate e picnic.
La Valle d’Aosta è una regione perfetta dove andare se amate il trekking: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ad esempio, in questa stagione è mozzafiato.
Se come noi, però, siete un po’ più pigri, allora potreste organizzare un romantico itinerario tra i castelli: tra quelli da non perdere vi suggeriamo il Castello di Fénis che sembra davvero uscito da un film di cavalieri, dame e magia.
Ovviamente un viaggio primaverile in Valle d’Aosta non è completo senza un picnic: tra salumi e formaggi qui avrete l’imbarazzo della scelta su cosa mangiare! Acquistate un po’ di Fontina o di Toma di Gressoney e accompagnatele con l’ottimo prosciutto crudo locale, il Vallée d’Aoste Jambon de Bosses Dop per un pranzo con i fiocchi.
20 – Veneto: Battaglia Terme e il Tiramolla
Meta gastronomica consigliata da Viaggi Fuori Rotta.

© Viaggi Fuori Rotta.
Battaglia Terme è per estensione il più piccolo comune della provincia di Padova. Sorge lungo il corso dell’omonimo canale, abbracciata ad Ovest dai Colli Euganei e collegata ad Est fino al mare da un reticolo di canali.
Tutta la storia del paese, quasi come se fosse una piccola Venezia, ruota attorno all’acqua: l’acqua del canale navigabile, solcato dai grandi burci dei barcàri che la rese un’importante crocevia commerciale, ma anche l’acqua termale che sgorga da tempi immemori dal colle di Sant’Elena.
Sempre dall’acqua ha origine la tradizionale Sagra del Pigozzo, che il 25 Marzo di ogni anno dà il benvenuto alla primavera. Narra infatti una leggenda, che proprio lungo il corso d’acqua, una donna stesse lavando le fasce di un bimbo, quando notò un picchio (“Pigozzo” in dialetto Veneto) che l’attirò sopra una piccola collina. Qui le apparve la Beata Vergine Maria. Così nel 1736 si decise di costruire una Chiesetta in onore della Madonna che divenne la protettrice dei barcàri. Tra il piccolo sagrato e l’aia di una fattoria vicina, si tiene la sagra del Pigozzo.
Qui i barcàri issavano uno dei loro alberi di maestra per appendervi la cuccagna. Qualche decennio fa la folla era tanta come pure le bancarelle come quelle della Tiramolla e dei cuchi, ossia dei piccoli manufatti colorati di terracotta plasmati con le sembianze degli animali che emettono un verso simile a quello del cuculo.
Oggi la sagra si è molto ridimensionata e i tradizionali banchi di cuchi sono un lontano ricordo, ma l’appuntamento fisso al banco della profumatissima e colorata Tiramolla no, quello rimane immutato nel tempo. Si tratta di un impasto a base di zucchero che viene tirato mentre è appeso ad un gancio ancora caldo, poi spezzato e rimesso assieme, arrotolato e nuovamente ritirato. Insomma un vero e proprio “Tira e molla”. Il lavoro è lungo e faticoso e richiede pazienza (forse più per i bambini che per chi la lavora) fin quando l’abile pasticcere non decide che è giunto il momento di filare i bastoncini e deporli nei vassoi. Se mi chiedete qui che profumo ha la primavera… non posso che non rispondervi che sa di fiori, zucchero e dolcissimo miele!
Allora, vi è piaciuto questo viaggio tra le migliori mete enogastronomiche in Italia a Primavera?
Per scoprire nuove mete gastronomiche estive e autunnali, non perdetevi gli articoli dedicati!
Se siete alla ricerca di una destinazione primaverile, non dimenticatevi di leggere i consigli dei blogger anche su Dove andare in vacanza in Primavera, altro articolo collettivo molto interessante.
Molte delle blogger che hanno partecipato a questo articolo fanno parte delle Travel Blogger Italiane, community che ringraziamo moltissimo per il continuo supporto e per la capacità di favorire opportunità di networking!
2 commenti
Meraviglioso questo viaggio gustoso da nord a sud. L’Italia ha davvero tanto da offrire in termini di belle e di sapori. Ora non ci resta che sperare nel meteo e nei dpcm! 😉
Vero Simona!
Questo articolo e i vostri racconti ci hanno fatto venire una voglia incredibile di tornare alla scoperta della nostra bella Italia per un viaggio all’insegna dell’enogastronomia… speriamo presto! La Primavera è dietro l’angolo!