Ti spieghiamo cosa mangiava Leonardo Da Vinci grazie alla partecipazione a uno degli interessanti eventi off inseriti nell’ambito del Festival del Giornalismo Alimentare 2019 dal titolo davvero intrigante: La Tavola di Leonardo. All’interno della caratteristica cornice del ristorante Esperia di Torino, infatti, abbiamo assaggiato una serie di piatti d’epoca rivisitati e abbiamo ascoltato i racconti su come, quanto e cosa si mangiasse nel Cinquecento. Una serata ricca di curiosità che ora proviamo a raccontare a te perché ancora una volta siamo convinti che la gastronomia sia in grado di rappresentare la storia al pari di un libro o di un museo. Ecco allora un po’ di curiosità sulla cucina rinascimentale.
Cosa troverai in questo articolo
Il contributo di Leonardo da Vinci alla cucina rinascimentale
A Leonardo da Vinci viene attribuita l’invenzione di molti piatti, ma non si ha alcuna ricetta a dimostrarlo se non quella dell’Acquarosa, una bevanda considerata afrodisiaca.
L’Acquarosa: una ricetta di Leonardo da Vinci
Tra gli appunti del Codice Atlantico si trova la ricetta dell’Acquarosa, una bevanda a base di estratto di acquarosa, zucchero, limone e poco alcol.
La descrizione che ne dà Leonardo è molto precisa: doveva essere filtrata e doveva essere servita fresca. La definisce “bevanda di Turchi la state“, cioè una bevanda che poteva dissetare i turchi durante i periodi estivi.
Oggi replicarla è facile, bastano 1 litro di acqua, 2 limoni non trattati, 4 cucchiai di zucchero, 4 cucchiai di petali di rosa essiccati e una coppa di alcol a 90°. Si lascia riposare il composto per 3 ore in un luogo fresco e buio e poi si ripone in frigo per poterla servire fredda.
Oltre a questa ricetta non se ne conosco altre, ma si sa per certo che Leonardo diede altri contributi alla cucina rinascimentale.

Leonardo da Vinci, autoritratto.
Le invenzioni di Leonardo da Vinci nella cucina rinascimentale
Il Genio di Leonardo non “risparmiò” neanche la cucina. Quando arrivò a Milano, alla corte del Moro, venne incaricato di curare l’organizzazione dei banchetti e lui ne fu ben lieto.
Pensa che nella lettera di presentazione scrisse:
“La mia pittura e la mia scultura reggono il confronto con quelle di qualunque altro artista. Eccello nel formulare indovinelli e nell’inventare nodi. E faccio delle torte che non hanno uguali”.
Non si sa se di torte ne fece mai, ma tra i suoi appunti si trovano progetti che hanno dell’incredibile. Leonardo, infatti, pensò di migliorare le cucine rinascimentali con la tecnologia e progettò uno schiaccianoci azionato da tre cavalli, degli spazzoloni rotanti trainati da buoi per pulire le cucine, una rete di tubi bucherellati per spegnere il fuoco degli incendi e alcuni mantici da soffitto per eliminare fumo e cattivi odori. Tutte invenzioni, però, troppo ingombranti per riscuotere veramente successo.
Leonardo non si diede per vinto e progettò anche macchine di dimensioni più piccole tra cui uno schiaccia aglio a leva che trita anche il prezzemolo e che ancora oggi viene chiamato “il Leonardo“, disegnò il primo barbecue portatile e uno scaldavivande che permetteva di tenere al fresco il vino accanto ad un cibo mantenuto caldo. Tutte invenzioni che hanno dell’incredibile se si pensa che furono pensate più di 500 anni fa. Niente, però, lascia sbalorditi come il cavatappi… inventato quando ancora i tappi di sughero non esistevano!

Uomo Vitruviano, disegno di Leonardo da Vinci.
Leonardo a tavola: galateo e buone norme
La meraviglia che il Genio di Leonardo suscita se si continua a informarsi ancora sulla cucina rinascimentale è sempre di più.
Leonardo non si accontentò di progettare tecnologie che potessero migliorare le cucine o rendere magnifici i banchetti (si trovano appunti con schizzi per palchi con argani e carrucole per aiutare gli attori a cambiarsi, muoversi e addirittura volare!). L’artista si dedicò a stilare anche una serie di buone norme per stare a tavola e alcuni consigli per la salute.
Tra le regole alcune fanno sorridere:
Nessun ospite dovrebbe prendere cibo dal piatto del vicino senza prima chiedergli il permesso.
Nessun ospite dovrebbe pulirsi il coltello sulla tovaglia del vicino.
Nessun ospite dovrebbe dare morsi alla frutta e poi rimetterla mangiucchiata nella fruttiera.
Tra i consigli, invece, alcuni dovremmo seguirli ancora al giorno d’oggi:
Guardati dall’ira e fuggi l’aria greve.
Il vino sia temprato, poco e spesso. Non fuor di pasto né a stomaco vuoto.
Non aspettar, né indugiar il cesso.
La cucina rinascimentale: come e cosa si mangiava
Dopo averti raccontato un po’ di curiosità su Leonardo da Vinci e del suo rapporto con la cucina, vogliamo continuare parlandoti delle altre cose bizzarre che abbiamo imparato durante la cena “La tavola di Leonardo“.
Caratteristiche dei banchetti rinascimentali
Intanto devi sapere che all’epoca non c’erano forchette sulle tavole: queste venivano utilizzate solamente per la carne. Si mangiava tutto con le mani, o al massimo con il cucchiaio. Nel Cinquecento, infatti, la forchetta era usata soprattutto da borghesi e mercanti, ma non era considerata affatto obbligatoria dalla classe nobile.
I bicchieri di vetro cominciavano a farsi strada sulle tavole, ma sempre e solo in quelle dei ricchi. È proprio nel Cinquecento, infatti, che oggetti di ceramica, argento e vetro iniziano ad addobbare gli sfarzosi banchetti nobiliari.
L’inizio dei banchetti veniva annunciato al suono di trombe e tamburi che veniva ripetuto ad ogni nuova portata… e le portate potevano essere anche centinaia!
Quattro erano le figure sempre presenti ad un banchetto: lo scalco, il soprintendente alle cucine, il trinciante, che tagliava la carne e assaggiava il cibo, il coppiere, che serviva i vini e si occupava di fare credenza, cioè di verificare che il vino non fosse avvelenato e il dapìfero, colui che era incaricato di portare le vivande.

Disposizione del banchetto di nozze di Cosimo II de ‘Medici e Maria Maddalena, arciduchessa d’Austria nel 1608.
Cosa si mangiava durante i banchetti rinascimentali
L’elemento più importante della cucina rinascimentale era lo zucchero. Ricopriva e abbelliva ogni sorta di cibo e il sapore più in voga era proprio l’agrodolce, insieme allo speziato.
Sulle tavole venivano serviti tutti i tipi di selvaggina e più gli animali erano grossi o strani meglio era: cormorano, gru, cicogna e pavone erano solo alcuni dei protagonisti dei banchetti. Molti di questi animali venivano cucinati e poi ricomposti per essere portati a tavola rivestiti del loro piumaggio originale. Si mangiavano poi ancora arrosti, pesce, torte e pasticci, ma anche paste tirate e farcite, guazzetti, interiora e frattaglie.

Le Nozze di Cana di Paolo Veronese sono un tipico esempio dei banchetti rinascimentali.
Paolo Veronese [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)]
Rivivere la cucina rinascimentale: La tavola di Leonardo
La tavola di Leonardo è un format del gruppo MoreNews. Un esperimento interessante per provare a rivivere il passato mettendo in scena la cucina rinascimentale.
La cena a cui abbiamo partecipato all’interno del ristorante Esperia di Torino è stata ideata dalla giornalista ed esperta di Galateo Barbara Ronchi della Rocca in collaborazione con il giornalista enogastronomo Claudio Porchia. L’evento ci ha permesso di scoprire curiosità e notizie interessanti con cui forse non saremmo mai venuti in contatto altrimenti.
Il menù della serata prevedeva
Primo servizio di credenza
Pane con le noci e panini aromatizzati con petto d’anatra a fettine; salame a fettine con prugne secche e pomarance.
Primo servizio di cucina
Riso alla Sforza con zafferano e speck di anatra affumicata alla moda di Cristoforo da Messisbugo.
Secondo servizio di cucina
Frictini caldi di pasta di pane con verdure alla moda di Bartolomeo Scappi.
Terzo servizio di cucina
Arrosto di maialino con piselli alla moda di Mastro Stefano de Rossi.
Secondo servizio di credenza
Cacio stracchino di Gorgonzola, pere, castagne secche e pastigliaggi di varie sorte.
Un buon banchetto rinascimentale… con un numero di portate “moderno”!
Speriamo di averti incuriosito con questi aneddoti sulla cucina rinascimentale. Se ne hai qualche altro da raccontarci lasciaci un commento!
2 commenti
Mamma mia, quanto le ho studiate, queste notizie relative al cibo nell’antichità, per un esame universitario riguardante la nomenclatura nella gastronomia nella lingua italiana! Ai tempi, lo abbiamo tutti odiato… eppure, oggi, sono tra le curiosità che ricordo di più!
Ma dai, che bello!! A noi sarebbe piaciuto un sacco… anche se in effetti studiarle all’Università non dev’essere stata una passeggiata!
Se hai altre curiosità faccele sapere. Questo genere di curiosità le adoriamo davvero!