Il ponte sulla Drina e gli altri ponti bosniaci da non dimenticare

di Selene Scinicariello

Oggi torniamo a parlarti di Bosnia ed Erzegovina in un post un po’ diverso dal solito, in cui non ti consiglieremo solamente cosa vedere o cosa fare, ma ti accompagneremo in una riflessione un po’ più profonda. Durante i nostri due viaggi in questo Paese abbiamo incontrato tantissimi ponti bosniaci, li abbiamo oltrepassati e li abbiamo fotografati. Li abbiamo trattati come opere d’arte e attrazioni, ma spesso ci siamo fermati a osservarli un po’ di più, cercando di capire se in questo Paese, quei ponti assumessero un significato un po’ più profondo.

 

Il ponte sulla Drina e gli altri ponti bosniaci da non dimenticare

 

Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi…

– Ivo Andrič

 

Con queste parole Ivo Andrič, premio Nobel per la Letteratura, spiegava cosa significassero per lui i ponti, non solo i ponti bosniaci, ma tutti.

Abbiamo scoperto questa frase durante il nostro primo viaggio nei Balcani, nel 2017 e ne abbiamo soppesato ogni parola una volta giunti davanti allo Stari Most di Mostar.

 

il ponte mostar in notturna

Ponte di Mostar di sera.”Don’t forget but do forgive forever”.

 

Senza i ponti, dice Andrič, le civiltà non si sarebbero mai incontrate e le culture mai mischiate. Una metafora, quella del ponte, che racconta l’importanza di avvicinarsi all’altro e di collegarsi al proprio vicino.

 

Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.

– Ivo Andrič

 

Le parole dello scrittore hanno continuato a risuonarci in testa, soprattutto la mattina in cui, un anno dopo, siamo partiti per il nostro secondo viaggio nei Balcani: il 14 agosto 2018. Quella mattina per questione di attimi non ci trovavamo su un ponte, quel ponte. Il Morandi di Genova si sbriciolava, portando con sé 43 vite.

C’è qualcosa di profondamente sbagliato in un ponte che crolla. Qualcosa di incomprensibile e folle. Un ponte che cade smette di svolgere la sua funzione. Un ponte che cade è innaturale. Costringe l’uomo a riprendere una vita che apparteneva al passato, quando quel ponte non esisteva. Costringe l’uomo a vivere diviso. Diviso dal suo vicino, dal suo amico, dai suoi figli, dal suo lavoro… Dalla sua vita.

Forse non avevamo capito davvero l’importanza di un ponte prima di allora. Forse avevamo dato per scontato troppe cose.

Ivo Andrič conosceva bene la Bosnia ed Erzegovina, il Paese in cui era nato, conosceva le sue bellezze e le sue debolezze. Ivo Andrič conosceva bene anche l’uomo, con i suoi odi e i suoi rancori. Per questo parlava spesso dei ponti bosniaci. Lo scrittore e poeta balcanico non ha mai detto che in quelle terre la convivenza fosse liete e felice, ma constatava la sua esistenza e quei ponti la dimostravano.

Forse, pensava Andrič, il modo migliore per far sì che quella convivenza potesse durare e funzionare davvero sarebbe stato ammettere la sua difficoltà.

 

I ponti bosniaci da non dimenticare

 

Di seguito ti parliamo di alcuni ponti bosniaci che secondo noi vale la pena conoscere e, perché no, visitare durante un viaggio in Bosnia ed Erzegovina.

 

Il ponte di Višegrad

Quello di Višegrad è uno dei più famosi ponti bosniaci ed è il protagonista indiscusso del romanzo più celebre di Ivo Andrič: Il Ponte sulla Drina.

Lungo 179 metri, largo quattro e innalzato su ben 11 arcate, il ponte di Višegrad sta lì, massiccio e austero, probabilmente dalla fine del XVI secolo, quando fu eretto su ordine del gran visir Mehmed Paşa Sokolovič.

Questo ponte è testimone della storia: di quella passata e di quella presente.

Subì danneggiamenti già alla fine del Seicento, poi ancora tra il 1875 e il 1911. Tra il 1914 e il 1915 tre archi furono distrutti e poi ricostruiti. Durante la seconda guerra mondiale vennero distrutte 5 arcate che furono poi ricostruite prima del 1951.

Negli anni del conflitto nei Paesi dell’ex Jugoslavia, il ponte di Višegrad fu testimone di uno dei più tragici massacri della storia. Era il 1992 quando qui uomini, donne e bambini di origine musulmana venivano fucilati e poi gettati nella Drina.

Nonostante tutto, però, il Ponte di Višegrad è ancora lì, immutabile, come l’acqua che scorre sotto le sue arcate.

 

Il ponte di Višegrad è uno dei ponti bosniaci da non dimenticare.

Il ponte di Višegrad.

 

Il ponte di Mostar

Lo Stari Most è il simbolo della città ed è uno dei luoghi da visitare assolutamente a Mostar.

Fu costruito nel XVI secolo per unire le due parti della città divise dal fiume Neretva ed è un’opera di ingegneria incredibile. Il ponte di Mostar è largo quattro metri, lungo 30 e si innalza sopra al fiume per 24 metri.

La sua storia si mischia alla leggenda: della sua costruzione si sa poco e niente. Il suo costruttore, Mimar Hayruddin, venne incaricato dal sultano Solimano il Magnifico di costruire un ponte di dimensioni senza precedenti e pare che lui fosse pronto per il funerale già nel momento in cui venivano tolte le impalcature.

Il ponte di Mostar, però, sembra essere stato davvero il ponte a singola arcata più grande del suo tempo.

Ancora oggi è un mistero come siano state innalzate le impalcature e come queste resistettero così a lungo. Ancora oggi non si conosce il metodo di trasporto delle pietre da una parte all’altra del fiume.

Lo Stari Most è di certo uno dei ponti bosniaci più affascinanti.

La sua fama, purtroppo, oggi sembra essere dovuta soprattutto al tragico gesto delle forze secessioniste croate che il 9 novembre 1993 distrussero il ponte facendolo saltare in aria.

La distruzione del ponte di Mostar divenne il simbolo di quella tragica, insensata e folle guerra.

Il 22 luglio 2004, grazie ad aiuti internazionali e a un grande contributo italiano, lo Stari Most è rinato, simboleggiando la voglia della città di riunirsi e di andare avanti. Oggi il ponte di Mostar è Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Una curiosità: ogni giorno ragazzi di ogni età si tuffano nella Neretva dai 24 metri d’altezza del ponte per la gioia dei turisti e per quella delle loro tasche!

 

Uno dei perché visitare mostar è la possibilità di godere dello spettacolo dei tuffi dallo stari most mostar

Tuffi dallo Stari Most.

 

I ponti di Sarajevo

Il fiume Miljacka attraversa interamente Sarajevo ed è per questo che i 13 ponti della città sono fondamentali per la sua vita quotidiana. Se hai intenzione di visitare la capitale della Bosnia ed Erzegovina, tra le cose da vedere a Sarajevo non puoi dimenticarti questi 3 ponti bosniaci, ognuno dei quali ha una storia importante da raccontare.

 

1. Il Ponte Latino

Il Ponte Latino è sicuramente il più famoso ponte della città. Qui ha avuto luogo uno degli omicidi più celebri della storia, quello dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este. Il gesto dell’attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip, infatti, causò lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

 

Il Ponte Latino di Sarajevo è uno dei ponti bosniaci più famosi.

Il Ponte Latino, Sarajevo.

 

2. Il ponte Festina Lente

Il Ponte Festina Lente è uno dei più strani di Sarajevo. Il suo design moderno è stato progettato, dopo aver vinto un concorso, dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti che si trova proprio lì di fronte. All’inizio l’accoglienza non è stata delle migliori, ma oggi è una delle principali mete turistiche della città.

 

Cosa vedere a Sarajevo: Il palazzo dell'Accademia di Belle Arti di Sarajevo.

Il palazzo dell’Accademia di Belle Arti di Sarajevo davanti al Ponte Festina Lente.

 

3. Il ponte Dilberović –Sučić

Il ponte Dilberović –Sučić è il luogo che segnò l’inizio del vero assedio di Sarajevo. Il suo nome è il ricordo delle due ragazze che persero la vita proprio lì il 5 aprile del 1992 durante una manifestazione pacifista.

 

Il ponte Dilberović –Sučić. Superikonoskop [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Il ponte Dilberović –Sučić.
Superikonoskop [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

 

Questi sono i ponti bosniaci che abbiamo incontrato durante i nostri viaggi e le cui storie speriamo non siano mai dimenticate.

Se questo post ti è piaciuto o ti ha incuriosito, ti consigliamo di leggere il libro più famoso di Ivo Andrič: Il Ponte sulla Drina.

 

 

 

 

Se sei interessato a leggere alcuni libri sulla guerra nei Paesi dell’ex Jugoslavia, invece, ti suggeriamo di leggere il post che abbiamo scritto e che continuiamo a tenere aggiornato man mano che le letture aumentano.

 

 

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2 commenti

Raffaele 6 Marzo 2019 - 19:05

bellissimo resoconto di un itinerario molto interessante. bravissima Selene

Reply
Selene Scinicariello 7 Marzo 2019 - 9:59

Grazie di cuore Raffaele!
La Bosnia è un Paese tutto da (ri)scoprire!

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